Non voglio stare qui ad annoiarvi con paroloni e concetti astratti sul perché io vada pazzo per questa musica (e guardate che in meno di una settimana quattro/cinque persone si sono sbizzarrite a definirla più rumore che altro), semplicemente quando l'ascolto sono contento. Io non sono un appassionato di minimal, come tutte le altre cose mi piace quando è fatta bene.

Voi invece?

Siete appassionati di minimal? Bè, allora questo è il vostro disco.

Vi fa schifo la minimal perché ormai è soltanto un trend abusato e tutti i pezzi sembrano fatti con lo stampino? Bè, questo è comunque il vostro disco: semplicemente perché questo è lo stampino, la matrice.

Prima c'era la techno e, ok, era figa così geometrica, impalpabile eppure così fisica e psichedelica, ma non bastava. Poi è arrivato Richie Hawtin (meglio noto come Plastikman) che nel 1996 ha fatto uscire dodici singoli, uno al mese, creando il sound definitivo: ha preso il battito gommoso ed implacabile, lo ha esasperato ed ha buttato via quasi tutto il resto, lasciando qualche evocativo fraseggio di synth e magari un riverbero qui ed uno là. Nulla di più. Una ricetta esemplare nella sua semplicità.

E poi il delirio. E chi resiste ad un assalto ritmico/sonoro del genere? Io sicuramente no.

Infatti sono andato. Cinque giorni che questo Concept 1 non esce dalle mie orecchie: le mie gambe sono pura fibra muscolare in tensione ed il mio cervello vaga nell'iperspazio.

Non mi credete? Forza cari miei, in qualche modo procuratevi il disco, mettetelo su e raggiungetemi ché in questo vuoto cosmico c'è posto per tutti.

PS: di questo Concept 1 è appena uscita una ristampa fighissima. Comprende i dodici singoli usciti nel '96 e raccolti presso l'etichetta Minus nel '98 sotto la dicitura Concept 1 96:CD ed anche le variazioni degli stessi ad opera del pazzo tedesco Thomas Brinkmann ottenute suonando i vinili con un giradischi modificato (il risultato è qualcosa di ancora più assurdo, per quanto possibile, liquido e sperimentale). Non fatevela scappare.

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