Non penso sia possibile avere la dimensione di cosa siano realmente gli USA, se non ci sei mai stato. Se non ci sei mai stato per un lasso di tempo necessario a capire ovviamente. E se non hai viaggiato abbastanza non dico per vedere tutto, perché questo è impossibile, ma almeno per vedere un numero sufficiente di posti e incontrare un numero sufficiente di persone diverse. Naturalmente parlo anche di me stesso. Nel senso che anche io non sono mai stato negli Stati Uniti d'America. Mio nonno c'è stato, durante la seconda guerra mondiale, ma questa è un'altra storia e non è questo il momento di raccontarla.
Ci sono cinquanta stati e ognuno di questi ha le sue proprie caratteristiche e peculiarità. Qualche anno fa (una decina d'anni fa, facciamo) Sufjan Stevens dichiarò di avere l'intenzione di scrivere un disco per ogni singolo Stato. Alla fine lasciò perdere e scrisse solo un disco sul Michigan e un altro sull'Illinois. Una breve nota a margine: si tratta di due dischi veramente molto belli e probabilmente ancora oggi i migliori lui abbia mai registrato.
Neil Young, che è nato a Toronto (Canada), ha detto che ci sono tre grandi cantautori nel Nord America: lui, ovviamente, Bob Dylan e Bruce Springsteen. Questa è la sua opinione ovviamente. Io credo che probabilmente voglia intendere che loro tre rappresentino ogni aspetto della musica di quel continente. Che le loro canzoni descrivano a loro modo ciascuna un aspetto diverso della società in cui vivono e ovviamente tutti e tre hanno viaggiato e hanno suonato in un sacco di posti, hanno incontrato un mucchio di gente e hanno un seguito enorme.
Io credo che a rendere ancora oggi così fantastico l'immaginario degli United States sia il fatto che sembra che, se tu fossi veramente lì, tu potresti andare ovunque e potresti cominciare a camminare senza fermarti mai come facevano Jack Kerouac e come fece Neal Cassady, fino a morire assiderato lungo dei binari di una delle tante linee ferroviarie che attraversano il continente dall'Atlantico al Pacifico. Ma non è tutto qui. La verità è che negli Stati Uniti non c'è un vero posto dove tu debba andare andare e di conseguenza non c'è neanche un posto dove tu debba necessariamente fare ritorno.
Credo che sia questo il concetto principale che Willy Vlautin, uno dei più grandi cantautori e scrittori di canzoni degli USA oggi, abbia voluto raccontare nel suo ultimo disco. L'ultimo disco dei Richmond Fontaine, registrato e prodotto a Portland, Oregon da John Askew al Flora Studio. Il decimo disco della band e il primo dopo cinque anni.
Del resto non è possibile parlare dei Richmond Fontaine e del loro ultimo disco, intitolato per l'appunto, 'You Can't Go Back If There's Nothing To Go Back' (out via Decor lo scorso 18 marzo), senza parlare della scrittura di Willy Vlautin. Scrittore di canzoni e autore letterario, ha sempre scritto e cantato non solo quello che potremmo definire il paesaggio degli USA di frontieri. Quella che una volta avremmo definito 'terra di pionieri'. Non ci troviamo semplicemente davanti a una band alt-country. In un certo senso, la scrittura di Vlautin è esattamente quello che potremmo intendere come rock and roll, nell'espressione in cui potremmo intendere il rock and roll secondo quello che io considero il più grande scrittore di canzoni di sempre, Bob Dylan.
Il cantautore di Duluth, senza mai rinnegare le sue origini e la sua storia, ha sempre cercato e cerca ancora oggi di essere critico su se stesso e sulla società in cui live. Svolge continuamente un processo di autodemolizione e di rinnovamento. Allo stesso modo Willy Vlautin non si limita a cantare della periferia e delle campagne e neppure si limita a scrivere canzoni che parlino di amore e di odio. La sua musica, la musica dei Richmond Fontaine è al contrario completamente immersa nella società in cui viviamo.
È dura considerare che questo sia il loro ultimo disco. È stata una decisione difficile da prendere, ma come ha detto Willy prendere decisioni è probabilmente il modo migliore per saltare il fosso e andare avanti per la propria strada. Quello che posso dire, è che sono certo abbia ancora un sacco di storie buone da raccontare (è coinvolto tra l'altro in un sacco di progetti, tra cui i Delines con Amy Boon, una band che suggerisco vivamente di ascoltare) e, per quanto mi riguarda, cercherò di considerare questa come una lezione e un'occasione per capire qualche cosa in più su me stesso e la vita. E anche degli Stati Uniti d'America. Perché no.
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