Davanti ad un annunciato Blockbuster bisogna andare preparati. Specie se a firmarlo è Ridley Scott, un regista che pare non avere nulla da dire da lungo, lunghissimo tempo. Eppure se la curiosità morde, se la speranza che l'ennesimo soggetto interessante non sia stato buttato alle ortiche è ancora viva, è giusto armarsi di coraggio ed entrare al cinema. Ripeto, basta essere pronti.

Bene, io ero prontissimo, ma anche la più ferrea preparazione è inutile davanti allo scempio che ci viene proposto a questo giro.

Il prode arciere Robin Longstride torna dalla Terrasanta via Francia, perdendo il suo buon re nel tragitto. Sulla via del ritorno si imbatte però nei loschi intrighi di quei filibustieri dei francesi, riporta la corona inglese in patria sotto falso nome, e viene "adottato" da un vecchio cieco, a cui annuncia la prematura dipartita del figlio senza che egli abbia il minimo turbamento, e che non mancherà di morire in un patetico finale, così da accrescere il nostro odio per il cattivone di turno. I penosi minuti verso gli agognati titoli di coda saranno riempiti dalle ardite imprese del buon Robin, che, dall'alto della sua grande educazione di orfano dall'età di sei anni, convincerà a suon di retorica Giovanni Senzaterra a firmare la Magna Charta e guiderà il riunito esercito inglese nella famosissima battaglia che scongiurò la nota invasione francese dell'Inghilterra nel XIII secolo. Sarà coadiuvato in ciò dalle consuete macchiette che fungono da personaggi spalla, quali il forzuto, il furbone e la donna guerriera.

Inutile menzionare inesattezze e licenze varie a livello sia storico che di minima plausibilità, in fondo decine di buoni film di avventura a sfondo storico ne sono zeppi. Chiudiamo quindi un occhio davanti a navi da sbarco medioevali che sono copie in legno di quelle dello sbarco in "Salvate il Soldato Ryan", ad archi lunghi gallesi usati a mezzo centimetro dal nemico, a frati e donne in armatura, a bambini che caricano a cavallo, a soldati plebei che sanno cavalcare alla perfezione e sono maestri spadaccini. Passi tutto questo.

Molti buoni film sono nati stravolgendo il tema da cui erano tratti. Passi dunque un Robin Hood figlio del famoso tagliapietre autore della bozza della Magna Charta (bah). Un Robin Hood che comincia presumibilmente, a quanto si intuisce dalla fine del film, a fare il bandito quando il Cuordileone è da un pezzo sotto sei piedi di terra, e che quindi il riscatto di non si sa chi contribuirà a raccogliere. Passi un Robin grande oratore e comandante supremo e incontrastato dell'esercito inglese. Passi pure questo.

Il fatto che tutte queste idiozie siano però amalgamate in un film di centocinquanta minuti che ha fatto addormentare tre, e dico tre, volte chi mi accompagnava in sala, forte di una trama pomposa, scontata e piena di vistosi buchi colmati con soluzioni ai limiti del tollerabile, nonchè di penosissime scene al rallenty e scopiazzamenti da ogni film uscito nell'arco degli ultimi cinquant'anni, francamente passerà meno facilmente.

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