Ho letto le altre recensioni dei "Ringo Deathstarr", stavo aspettando che Core realizzasse la recensione per questo nuovo album dei Ringo, ma niente. Io stavo fremendo nell'ombra e non ce l'ho più fatta.
Io non posso dire di esser in fase Shoegaze, visto che lo Shoegaze è anche ciò che io suono ed è mia prerogativa la ricercatezza di nuovi suoni, di nuovi atmosfere; ma questi "Ringo Deathstarr" stanno avanti anni luce rispetto a me, "Colour Trip" era un gran bel disco, le 4 stelline che li diede Core erano ragionate bene perchè dopo questo nuovo album sarà difficile non dargliene 5!
"Rip" apre l'album con le sue disgressioni distorte, la voce di Alex rimbomba in testa, il trip è partito e da qui fino a traccia 4 non ci fermeremo mai di saltare, si perchè lo stordimento è elevato, ma non è di quelli da fattoni al centro della stanza, ma di quelli da saltare e sbattere con tanta attitudine Punk in questo.
"Burn", "Drain" e "Slack" danno spinta all'album, l'utilizzo del tremolo è elevatissimo e le distorsioni creano il tanto agognato muro sonoro, il sound sembra ripreso dal primo lavoro dei My Bloody Valentine cioè "Isn't Anything" le ho accostate a "Feed Me With Your Kiss" ma con le produzione moderne.
Dopo questo inizio ritmato e vibrante, si arriva alla quinta traccia, "Brightest Star", stavolta si staremo "fatti" al centro della stanza, una canzone sognante ricca di droni che taglia di netto l'ascolto anche con i suoi 6 minuti; "Drag" la segue, la voce sensuale di Alex si ripresenta mescolata sempre ad un bel dream, dove si sente qualche eco orientaleggiante. "Fifteen" invece riprende i My Bloody Valentine del secondo e più citato lavoro, sia come musica che come cantato, cantata da Elliott con i coretti di Alex (quanto mi ricordano i cari Blinda e Kevin). "Girls We Know" è una delle canzoni più discostanti dalle altre, un sound più dark, ne segue "Nap Time" che la rappresenterei come una "Marcia Shoegaze degli anni 10"; "Waste" chiude il trittico delle uniche canzoni da più di 3 minuti nell'album (apparte la citata mini-suite "Brightest Star") e qui si ritorna al ritmo delle prime canzoni, gran ritmo e velocità, attitudine smaccatamente Punk con intramezzo puramente Noise con i "feedback a collo". "Do You Wanna" è la canzone meno Shoegaze, distorsione sempre accese, ma più contenute, dove si sente per la prima e ultima volta la voce bassissima che Elliott ci aveva già proposto nel vecchio lavoro (vedi "So High").
"Please Don't Kill Yourself" con un inizio malatissimo, riprende sempre i primi lavori dei "My Bloody Valentine" con l'attitudine meno sognante che però viene recuperata in toto con l'ultima traccia, "Wave" cantata da Alex, con una struttura nel verso sognante, esplode in una violenza pachidermica nel ritornello ricca di feedback e una specie di "Na Na Na" che ti prende subito e il disco si chiude.
L'evoluzione dal disco precedente c'è stata, ho notato più attitudine Punk, che a me personalmente non dispiace, alternata al suono dreamy che il vecchio lavoro ricopriva maggiormente! Alex è molto più defilata, ma arricchisce con i cori le canzoni cantate da Elliott. Forse l'unica pecca è l'assomigliare troppo ai predecessori, ma potrebbe essere una cosa negativa come positiva; già di più rispetto al precedente album si sente una specie di tipico sound alla Ringo, e tante ottime novità, attendendo il capolavoro do 4 stelle pure io.
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