E' diventata una moda quella di raschiare il barile delle produzioni di artisti scomparsi. Da Jeff Buckley a Stieg Larsson, le rispettve famiglie giustificano operazioni commerciali di indubbio gusto mascherandole per tributi alla memoria. E, se permettete, il dubbio giunge anche per questo "Live & Rarities", che raccoglia ben due CD di demo, brani inediti, e un concerto del 1977 di Rino Gaetano.

Perchè a distanza di quasi trent'anni?

Forse per un ritorno prepotente da qualche anno delle sue canzoni e la riscoperta da parte di un pubblico di "ggiovani" visto il magro panorama attuale di "veri mattatori". Ma, aldilà dei dubbi, tralasciando versioni straniere di pezzi noti che solleticano più il palato dei fan sfegatati ( un'improponibile "Gina", versione della più nota "Gianna", una "Maestra dell'amor" che fa rimpiangere l'originale "Resta vile maschio dove vai" che pure non è un gran pezzo) e che sono servite per allungare un pò il brodo, la raccolta presenta almeno due inediti preziosi "La ballata di Renzo" e "I miei sogni d'anarchia". La prima canzone, incisa nel 1970, colpisce davvero per la sua profezia, il protagonista della canzone, dopo un incidente, gira tutti gli ospedali ma non ne trova, stessa identica sciagurata fine di Rino undici anni dopo. "I miei sogni d'anarchia" è una registrazione casalinga, una canzone che sintetizza lo stile di Rino, accompagnamento scarno e ideali sessantottini, sogni e illusioni di amori vissuti alla maniera di Truffaut. In quella canzone c'è il Rino migliore.

Ma prezioso è anche il concerto che ci restituisce il Rino che avremmo sempre desiderato vedere su un palco, prima che il carrozzone della casa discografica lo mandasse in giro per i vari cantagiri a fare il clown fingendo di cantare, un epilogo triste che si affacciava proprio dopo il successo di "Gianna". E in questa veste Rino dà il meglio di sè, coaudivato da gruppo dei Crash. E allora rende giustizia a  "Il cielo è sempre più blu", come sarebbe dovuta essere, ma Rino parla, libero, cita "Novecento" di Bertolucci e si sente vicino agli spettatori di San Cassiano, perchè, come cantava, "la necessità di vivere rimane in me", quella necessità di essere uomo libero e artista al contempo, di manifestare pensieri.

Oggi molti artisti dichiarano di aver imparato da lui ma la musica italiana, in realtà, da allora rimane ancora orfana di una pulizia di pensiero e di espressione come quella che Rino ci ha lasciato.

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