A distanza di 2 anni dal suo primo album, "Ingresso Libero", che passò inosservato, e a un anno solo dal suo primo successo, "Ma il Cielo è Sempre Più Blu", una delle sue canzoni più famose, nel 1976, l'allora ventiseienne Rino Gaetano si ripresenta con uno dei suoi migliori album, "Mio Fratello è Figlio Unico".
Rino Gaetano si distacca in modo netto dai tipici cantautori settantiani per la particolarità di scrivere testi semplici e divertenti (al punto da sembrar quasi filastrocche) ma nello stesso tempo graffianti e satirici, in cui si schiera dalla parte degli sfruttati, descrivendo le mille contraddizioni che c'erano nell' Italia di fine anni '70, e che, purtroppo, esistono ancora (e forse sono addirittura aumentate). Per questo le sue canzoni risultano ancora attualissime, nonostante gli anni.
La title-track, una ballata con pianoforte e cori in primo piano, è uno dei brani più belli mai scritti da Rino. Non sapremo mai chi sia questo Mario (anche perchè Rino non aveva fratelli) ma diverrà un simbolo della denuncia sociale e dell'animo politico di Gaetano ("mio fratello e' figlio unico perche' e' convinto che esistono ancora gli sfruttati malpagati e frustrati"). Personalmente sono molto legato a questa canzone perchè è quella con cui ho scoperto Rino Gaetano (più precisamente la bellissima cover che ne fecero gli Afterhours). "Sviorivano le Viole" si può dividere in 2 parti: una prima parte delicata e romantica, e una più ritmata in cui l'amore descritto nella prima parte attraversa la Storia, tra il Marchese la Fayette, Otto von Bismarck, Michele Novaro e Mameli. Segue un brano molto ermetico, al limite del non-sense, ma nello stesso tempo molto divertente: "Glu Glu". Se qualcuno sa cosa voglia dire il testo (una parte a caso: "C'è un attimo però l'aereo per Francoforte/ non ho più preso il treno da quattro anni almeno") è pregato di spiegarmelo.
Un'altra ballata romantica è "Cogli la Mia Rosa d'Amore", in cui si invita ad apprezzare i momenti felici della vita, come ad esempio le feste di paese o l'estate, e ad amarsi. Un altro famoso e ironico brano è "Berta Filava", in cui si parla di questa ragazza, che filava la veste del santo che doveva andare al rogo, ma che nello stempo tempo "filava con Mario/e filava con Gino/e nasceva il bambino che non era di Mario/che non era di Gino". Segue "Rosita", canzone più triste in cui la Rosita che Rino incontra, per capire al meglio il testo, è da intendere come "droga" ("ieri ho incontrato Rosita perciò questa vita valore non ha"). Un brano apparentemente allegro come "Al Compleanno della Zia Rosina" diventa una canzone quasi profetica, in cui Rino immagina la sua morte, "vedo già la mia salma portata a spalle da gente che bestemmia, che ce l'ha con me", che sarebbe avvenuta di lì a 5 anni. Chiude un brano non proprio famosissimo come "La zappa … il tridente il rastrello la forca l'aratro il falcetto il crivello la vanga" nel quale è ironica la contrapposizione tra gli utensili della campagna e gli arricchiti borghesi descritti in modo sarcastico "giovane e bello divo e poeta con un principio d'intossicazione aziendale". Chiudono un curioso oroscopo e la ripresa del ritornello di "Rosita".
Chissà cosa avrebbe potuto ancora dare alla musica italiana Gaetano, se non fosse stato per quel terribile incidente. Ci manchi Rino!
VOTO = 8
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