Chi l'ha detto che nel 2019 non può funzionare l'effetto nostalgia?

Perchè diciamocelo, ormai da ogni parte ti giri sembra di essere tornati indietro venti anni fa. Film in Live-Action sui vari Re Leone, Aladdin, Dumbo, infiniti programmi culinari televisivi sulle ricette della nonna, con conseguenti gare, interviste e quant'altro, remaster di videogiochi popolari come Crash Bandicoot, Spyro, o Ratchet & Clank per gli appassionati di console, e chi più ne ha più ne metta.

C'è però da chiedersi, perchè la nostalgia riesce a farci sentire al sicuro, e la maggior parte delle volte non riusciamo proprio a criticare ciò che venti, o quindici anni fa ci sembrava perfetto? Perchè quando in ogni giornata si vede un qualcosa di nuovo, l'ultimo modello di un cellulare ad esempio, e non si riesce immediatamente a capire come funzioni, l'istinto è quello di buttarlo in un angoletto per recuperarlo successivamente, dicendo all'amico di turno però "Oh, ma ti ricordi dei Nokia che avevamo alle medie? Quelli indistruttibili? Bei ricordi, eh?"

Ecco, la stessa cosa capita in egual misura anche nella musica.Basti pensare a quante band trovatesi in una fase compositva calante, hanno pubblicato dischi con riferimenti a dischi celebri del passato. L'hanno fatto i Gamma Ray con "Land Of The Free Pt. II" (2010), i Queensryche con "Operation: Mindcrime II" (2006), o indirettamente anche i Venom con "Metal Black" (2006). Ed è superfluo dire che la qualità degli album citati, non si avvicini neanche lontanamente ai dischi storici che prendono riferimento. Però il nome di quei capolavori incuriosisce, e sopratutto porta ricordi, quindi perchè no?

2019 ed effetto nostalgia, ho scritto all'inizio della recensione, quindi. E allora come è possibile che un gruppo che ha in una parte del nome una delle band più importanti della scena Power / Heavy Statunitense, e nella copertina un rimando diretto ai Judas Priest, non abbia fallito in questo ciclo del revival che continua imperterrito da anni? Perchè i Riot City riescono perfettamente a ricreare l'effetto nostalgia, senza però rimanere troppo tempo nel passato. Attivi dal 2011, questi quattro ragazzi canadesi riescono dove molte altre band hanno fallito, nel ricreare sonorità tipicamente anni 80', senza però girare troppo per le lunghe risultando inconsistenti, ma andando dritti al sodo. Solo nel 2019 viene pubblicato "Burn The Night" per l'appunto, disco che pesca a piene mani, sia nella cover come detto, che nel sound, dai Judas Priest dell'epoca di Screaming For Vengeance.

Anche se composto da 8 tracce, per una durata di una mezz'ora abbondante, "Burn The Night" riesce a focalizzare l'attenzione dell'ascoltatore su due punti principali, una produzione finalmente diversa da tutte le altre, che sembra uscita direttamente da un disco dei primi Vicious Rumors, e un cantante e chitarrista, Cale Savy, che riesce a portare tutto l'interesse su di sè. A dimostrarlo ci sono pezzi come l'iniziale "Warrior Of Time" o "Steel Rider", con quest'ultima che non avrebbe assolutamente sfigurato su "Thundersteel" dei Riot. Si nota quasi subito inolre che lo stile di voce di Savy rimanda a cantanti come Dan Beehelr degli Exciter, che faceva degli scream altissimi il suo marchio di fabbrica, ma anche a John Cyriis degli Agent Steel. Altri pezzi come invece "The Hunter" o la bellissima "In The Dark" riescono a funzionare sia come una sorta di duello fra basso e chitarre, che come palcoscenico per la voce di Savy che riesce a stupire anche su tonalità più basse."Halloween At Midnight" al contrario sembra essere stata composta dopo l'ascolto dei primi dischi degli Stormwitch, con quelle atmosfere sinistre che rimandano in un certo senso anche ai Mercyful Fate. Con tutti questi paragoni a gruppi storici allora, come è possibile riuscire ad apprezzare il lavoro della band in sè, senza pensare a tutti questi richiami musicali? Perchè questi canadesi sono riusciti nel compito di assimilare così tante influenze, e riuscire a comporre un disco che non peccasse di personalità, cosa a mio parere, abbastanza rara sopratutto in questo genere.

Certo è che i prossimi dischi saranno la prova del nove per vedere se il gruppo si stagnerà nel passato senza uscirne più, o riuscirà ad aggiungere altro per caratterizzare ogni volta diversamente i loro dischi. Nel mentre però, dal mio punto di vista, questo "Burn The Night" si erge come uno dei migliori dischi in campo classico di quest'anno, senza soprendere più di tanto o facendo scalpore come altri dischi, ma riuscendo nel suo obiettivo. E non ci avrei mai creduto, ma per una volta sono contento di essere stato smentito.

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