Devo ammetterlo, un po' mi sorprende il fatto di non aver visto recensione alcuna di questo strepitoso album.  Nessun problema, vediamo di darci una mossa e commentare un disco che qualunque appassionato di musica metal dovrebbe fare suo subito, senza pensarci due volte.

I Riot pubblicano il loro sesto album nel 1988, il primo sia col cantante Tony Moore, ottimo innesto della band Heavy/Power Metal statunitense, sia con Mark Reale come unico chitarrista.

Thundersteel colpisce subito per il sound grezzo, essenziale ma assolutamente trascinante, e per la strabiliante voce di Moore, che i fan apprezzeranno fin da subito.

In prima posizione troviamo subito la title-track, dotata di un ottimo riffing e di un tiro micidiale nell'intro e nel ritornello, grazie ad un sapiente uso della doppia cassa da parte del batterista Bobby Jarzombek; curioso il fatto che quest'ultimo condividerà il proprio ruolo con Mark Edwards, il quale comparirà nei crediti per aver contribuito alla registrazione dell'album suonando in ben quattro canzoni (le tracce 2, 3, 5 e 7).

Come spesso succede la title track rappresenta l'essenza dell'album, e "Thundersteel" non fa eccezione: solo "Sign of the Crimson Storm", "Bloodstreets" e la straordinaria "Buried Alive" presentano ritmi più lenti, ma a loro modo sono assolutamente meritevoli: la prima con un chorus tutto da cantare, la seconda trainata da una cavalcata micidiale e da un fantastico assolo, e l'ultima, la più lunga e strutturalmente più complessa (per metà un epico solo di chitarra che spicca sullo strepitoso tappeto sonoro creato da un arpeggio di chitarra e dalle note di un pianoforte e per metà una traccia quasi a parte con dei riff infernali che gasano come pochi). Le restanti canzoni si attestano invece su ritmi più forsennati ma ben arrangiati. "Fight or Fall" e "Flight of the Warrior" incarnano probabilmente meglio quanto appena detto, con riff veloci ma stilisticamente semplici e di impatto ed un lavoro con la doppia cassa che ben supporta questo sound dalle influenze speed abbastanza evidenti. "On Wings Of Eagles" e "Johnny's Back" rallentano leggermente il ritmo che rimane comunque incalzante, anche se a conti fatti sono probabilmente le due tracce meno riuscite dell'album, nonostante l'ascolto rimanga comunque piacevole. Non rimane che "Run For Your Life", ottima traccia tipicamente Heavy Metal con un riff molto simile a quello "2 Minutes to Midnight" degli Iron Maiden che la fa da padrone per tutta la strofa e il ritornello.

Concludendo, non posso fare a meno di tessere le dovute lodi per un album dalla qualità generale più che ottima, anche se non sarà l'unico lavoro positivo della band; già in precedenza infatti si sono dimostrati un gruppo con gli attributi con album del calibro di "Rock City" (che a mio avviso, insieme ad altre fatiche in studio di altri gruppi magari più blasonati, ha contribuito alla nascita dell'Heavy Metal) e di "Fire Down Under" (uno dei primissimi esempi di Power Metal statunitense), e continueranno a farlo successivamente con album come "Nightbreaker", tanto per dirne uno. Peccato siano così sottovalutati, ma in fondo poco importa; ciò che conta è poter godere di alcuni grandissimi album Power/Heavy Metal che i Riot ci hanno regalato, e "Thundersteel" è uno di questi, se non il più importante e il meglio riuscito della carriera della band.

Non degnarlo di un ascolto sarebbe davvero un grande errore, soprattutto se questo è il genere che si preferisce.

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