Mancano ancora pochi tasselli per avere un quadro piuttosto completo della scena death metal finlandese, nata sotto l'influenza della vicina realtà svedese e poi sviluppatasi in maniera indipendente senza però raggiungere la popolarità e il numero di gruppi di quest'ultima. Stabilendo il 1990 come anno di affermazione del genere nel paese grazie all'EP omonimo degli Abhorrence e alla demo "Inside the Labyrinth of Depression" dei Disgrace, si nota che questa corrente musicale ha avuto vita breve, infatti gli ultimi lavori interessanti nel classico stile finnico sono del 1993, in particolare citerei: "Silence of the Centuries" dei Depravity, il capolavoro technical death "Nespithe" dei Demilich e "Musta seremonia" dei Rippikoulu (per i veri fanatici consiglierei anche l'EP "Thorns on Thy Oaken Throne" dei Wings).

L'ultimo lavoro che quindi considero un classico di questa scena nazionale è "Musta Seremonia", che in realtà è solamente una demo, ma registrata con professionalità tale da avere un suono migliore di quello di molti album del genere, e di cui esiste anche una versione rimasterizzata del 2010.

A proposito dei Rippikoulu bisogna dire che sono stati il primo gruppo a scrivere i testi e a cantare in finlandese e che hanno avuto purtroppo una breve esistenza, infatti si sono sciolti nel 1995 a seguito della morte del chitarrista Marko Henriksson dopo aver pubblicato solamente due demo. Recentemente è giunta notizia della reunion e della pubblicazione di un EP ("Ulvaja"), ma le informazioni a riguardo in rete sono piuttosto scarse.

Cosa possiede quindi questa demo per risultare un classico del death finnico? Gli ingredienti ci sono tutti: le caratteristiche melodie sinistre ed ipnotiche, il suono ovattato e un po' impastato e le influenze doom. In questo caso in realtà sarebbe scorretto parlare solamente di influenze doom, il doom è ben più di una semplice influenza, come anche per i Purtenance, però i Rippikoulu rispetto a questi ultimi si spingono ancora di più negli asfissianti meandri della lentezza, tant'è che in qualche episodio ("Ikuinen piina", "Anteeksiannon synkkä varjo", ma soprattutto "Pimeys yllä jumalan maan") il suono si avvicina a quello dei Thergothon ed al loro funeral doom. C'è anche da dire che nonostante l'atmosfera marcia tipicamente death metal, lo stile della band risulta a suo modo elegante, non penso infatti sia un caso la scelta di utilizzare il dipinto "The Vision of the White Horse" di Philip James De Loutherbourg come copertina, ed inoltre il cantato in lingua madre ben si adatta al contesto e fa sì che il gruppo venga ricordato e che non cada nell'oblio. Insomma la band non suona nulla di così innovativo, ma lo fa con forte personalità ed anche maturità, essendo solamente il secondo lavoro inciso in studio.

Nell'oblio di lì a poco invece ci sarebbe caduto tutto il death metal finlandese, con alcuni gruppi che per sopravvivere si evolsero mutando il proprio stile, ad esempio i Sentenced con "North From Here", gli Amorphis con "Tales From the Thousand Lakes" e gli Adramelech con "Psychostasia", mentre a tutti gli altri non restò che sciogliersi.

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