"...e venne così il giorno in cui Henry Rollins, stanco di scrivere libri, pubblicare dischi pressoché inutili con la sua Rollins Band e gironzolare sui palchi di mezza America, si ricordò dei giorni della sua fanciullezza, in cui aveva militato in una band chiamata Black Flag..."
Dal "Vangelo secondo Jello Biafra"
Già, perché nel 2002, rimuginando e rimuginando sui fatti dei "West Memphis Three", il buon vecchio Henry si deve essere detto "Hey, perchè non organizzare un benefit a favore di quei 3 Poveri Cristi? Suonerò i pezzi della mia vecchia band (manco li avesse scritti lui), quella che mi ha dato il 97% della mia (meritata) fama, e darò una mano di vernice alla produzione dei vacchi brani, che è sempre stata un pò loffia...".
Felice della sua bella pensata, fa un paio di telefonate e chiama a se alcune tra le più importanti Rockstar degli ultimi 20 anni (40, contando anche Iggy l'iguana Pop) e, tra una bevuta e l'altra, registra le 24 tracce che formano questo tribute-benefit album. Mandati a casa gli ospiti, si siede davanti dei macchinoni "che-quando-era-nei-black-flag-se-li-sognava" e mixa in modo ggiovane e Rock la sua creazione.
Et Voilà, questo è lo spirito con cui è stato composto quest'album: un meeting tra vecchie glorie della musica punk-Hc (ma non solo...), per rendere onore a una delle più importanti band che la musica abbia mai avuto. Chi nei Black Flag amava il senso di precarietà, la rabbia e la frustrazione, può vivere tranquillamente anche senza ascoltare questo album; chi invece è curioso di riascoltare i brani che ha amato alla follia, rivisti in una chiave più moderna e mainstream (madonnasantoddio che brutto termine), qui troverà pane per i suoi denti. "Thirsy & Miserabile" con Lemmy dei Motorhead , "Six Pack" con Mike Patton e "Rise Above" con Chuck D non fanno altro che ribadire il concetto "Faccio cover dei Black Flag perché è un onore ed è divertente re-interpretare pezzi di storia della musica punk, ma diciamocelo chiaramente: non sono incazzato nero perché sto combattendo una guerra che non posso vincere".
Visto in quest'ottica non propriamente punk, l'album è decisamente piacevole e divertente, anche per la selva di "gregari di lusso" che lo popolano (Tom Araya, Iggy Pop, Corey Taylor, Kira Roessler, Ice T, Tim Armstrong e tanti altri). L'unico appunto che si può fare a Henry R. è di aver rovinato in modo assolutamente imperdonabile "My War", semplicemente la canzone più bella mai stata scritta dal gruppo Losangelino, di un pathos difficilmente riproducibile
Beh, casomai finissi in prigione, vorrei anch'io avere un Benefit come questo.
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