Descrivere la musica dei Ritual è semplice come fare capriole a testa in su. Non lasciano chiari riferimenti, assomigliano a tutti e a nessuno, e quando pensi di averli inquadrati sono pronti a spiazzarti nuovamente. Certo è stato facile per la stampa musicale accomunarli al progressive, vuoi per la terra d'origine, dove il movimento nell'ultimo ventennio ha proliferato e trovato nuova linfa, vuoi per l'eccezionale preparazione tecnica del gruppo o ancora per la versatilità della loro proposta musicale. Personalmente però credo che sia una catalogazione fuorviante, soprattutto se associata all'opera in questione, che è senza dubbio la migliore prova ad oggi per il combo svedese.

“Think  Like a Mountain” è un disco fresco ed originale, un rock a 360 gradi, nel quale i Ritual mescolano le proprie svariate influenze per rielaborarle in un personale impasto di melodia e acume compositivo. L'impiego di strumentazione etnica (bouzouki, dulcimer e darabukka), unito all'utilizzo dei più convenzionali violino e violoncello, è particolarmente efficace nell'ampliare la gamma espressiva del gruppo e  nel conferire una gradevole impronta folk a questo lavoro. Ma non lasciatevi ingannare da queste premesse o dal tema eco-filosofico del titolo. Questi pazzi scandinavi non ci fanno mancare niente, né i graffianti riff a ricordare  i Rush più moderni e nemmeno qualche tocco d'avanguardia vagamente crimsoniano. Ogni canzone è un mondo a se stante, che riesce a coniugare linee melodiche accattivanti a soluzioni armoniche e ritmiche in continuo movimento. I Ritual riescono ad essere complessi senza dar sfoggio della tecnica. Orecchiabili senza risultare mai banali. La performance vocale di Patrik Lundström giostra spesso su delicati equilibri, ma è sempre all'altezza della situazione. Il cantante e chitarrista, nonché mente creativa del gruppo, non ha forse il timbro vocale dei grandi, ma compensa ampiamente a questa mancanza con buona espressività e soprattutto un'impressionante duttilità. Una caratteristica indispensabile per districarsi negli affascinanti contrasti della propria arte, piena di sfaccettature e di sapori.

“Think Like a Mountain” è in definitiva un disco tutto da scoprire, ascolto dopo ascolto, di quelli che ti mettono in difficoltà per essere compreso appieno. Ma alla fine ti conquista con la sua modernità speziata di antico. O perlomeno così è successo con il sottoscritto.

Carico i commenti...  con calma