Per dirla in due parole: Questo è il nuovo gruppo di Walter Schreifels ! Uno che ha alle spalle anni di esperienze importanti, vale la pena citare le collaborazioni con i Gorilla Biscuits e la produzione del primo album dei CIV, senza dimenticare i due dischi con il suo precedente mitico gruppo - i Quicksand - , non necessità di particolari presentazioni. E in "United By Fate" dei Rival Schools sembrano essere confluite proprio tutte le influenze musicali di W. Schreifels, un album senza dubbio nel nome del rock. Inconfondibile la sua voce alla Quicksand (hc melodico), che negli ultimi 3-4 anni ha a mio avviso ispirato tutta la scena emocore. Il tema melodico, già applicato con successo dai Quicksand, prevale anche nei Rival Schools, ma nell'insieme il sound è più soft e pop (anche un Walter Schreifels invecchia) grazie alla combinazione originale fra le chitarre pulite e acustiche, che si perdono spesso in arpeggi solisti e assoli semplici ma effettivi, e quelle distorte in ottimo stile "Gibson Les Paul", perfettamente inserite in un contesto aggressivo e dinamico. Così "Travel By Telephone" e "Everything's has its point", le prime due song, entusiasmano al primo ascolto e credo non solo gli amanti del hardcore melodico, dato che le nuove influenze pop dettano inequivocabilmente i tempi e ritmi. Rispetto ai Quicksand (non finirò mai di paragonarli a loro) sono maturati anche i cambi all'interno dei brani, non più così veloci e sparati, bensì decisamente più armoniosi e piacevoli. A qualcuno però potranno anche non piacere (vedi critica finale). Un pò fuori concetto è forse la nr. 3, "High Acetate", il cui ritornello è un pò troppo ossessivo e la cui musica ricorda un brano riuscito male dei Nirvana. Ma è l'eccezione alla regola, poichè le successive canzoni sono cariche d'energia e tutte all'altezza del singolo "Used For Glue", con cui alla fine del 2001 è stato lanciato con successo "United By Fate" e che è il brano più brillante (ricorda un pò i Paw o Foo Fighters), più legato al passato hardcore. E purtroppo, da inossidabile fan dei Quicksand quale sono, non posso fare a meno di criticare l'evidente aspirazione troppo commerciale di questo lavoro, dato che la produzione non è certo paragonabile a quanto di buono (e indie) ha fatto in passato W. Schreifels: "Holding Sand", che all'apparenza potrebbe essere addirittura dei Queens of the Stone Age, rispecchia in modo quasi esemplare questo dubbio. Complessivamente un bel disco, la cui politica commerciale potrà forse anche portare all'impresa di "catturare" il grande pubblico. Speriamo solo di non dover attendere troppo, come purtroppo sempre era successo in passato, la loro prossima pubblicazione.

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