E' dura leggere una biografia su una delle peggiori invenzioni del genere dis-umano. E lo è ancor di più se l'esposizione delle notizie è abbastanza pedestre. Che Iosif Vissarionovic Dzugasvili, per gli amici Stalin, sia stato un essere spregevole, ormai purtroppo lo sappiamo tutti e tanto. E che un autorevole giornalista, storico, scrittore, cattedratico, come Conquest ne abbia tracciato una biografia incerta e spesso "partigiana" è anche troppo. Non che con una biografia obiettiva possa essere giustificato, ci mancherebbe. Però si sa che l'obiettività, in medio stat virtus è sempre la cosa migliore.

Questo libretto di 350 paginette circa, anche se è stato scritto abbastanza scorrevolmente devo dire, è stato buttato giù, ed è il caso di dirlo, nel 1993, poco dopo la fine dell'Unione Sovietica e la subitanea apertura degli archivi storici. In precedenza, negli anni '70, Robertino Conquestino aveva scritto un'operona sul terrore generato dalle purghe staliniane che aveva ottenuto il meritato successo. Dettagliata, profonda, in questo caso, giustamente partigiana, anche perché l'autore lavora per il "National Review", il principale organo di stampa della destra americana e sappiamo come sono stati gli americani verso i comunisti, dissacratori e ipocriti, nel senso che prima ne hanno evidenziato i lati peggiori incitando all'odio e alla repressione, soprattutto di stampo maccartistico, (veggasi da Charlie Chaplin ad Angela Davis) per poi pianificare le più grandi negoziazioni economiche e politiche attraverso Kissinger e Truman. Che bravi.

Al di là di questa puntualizzazione, questa biografia risulta assolutamente scevra di ogni dettaglio, citazione, collegamento, riferimento e ricchissima di grossi dubbi e/o ipotesi soggettive. Si inizia con la parte dedicata al giovane Stalin, nato a Gori in Georgia, da una famiglia poverissima, protagonista di un'infanzia piuttosto difficile per i patimenti dovuti alla fame, al freddo e alle sistematiche percosse quotidiane subite dal padre in perenne stato di ebbrezza. L'adolescenza in un seminario, l'avvicinamento alla politica, i primi gruppi sovversivi, le diverse detenzioni e l'occupazione dei primi posti influenti all'interno del partito generato dalla rivoluzione di Lenin e Trockij. Questo percorso, che avrebbe dovuto tracciare una importante linea sulla sua psicologia, sul carattere, sulle frequentazioni e sui contesti che lo avrebbero portato ad essere una delle bestie più immonde della storia è costellata di "sembrerebbe, a quanto pare, può darsi, si dice che, avrebbe detto, secondo quanto riporta..." Ne avrò contati a decine. Molto strano se si pensa che ben prima di lui, Boris Souvarine, negli anni delle "Grandi Purghe", scrisse una dettagliatissima biografia di Stalin, ricavando un plinto di quasi 1000 pagine. Poi c'è quella di Adam Ulam che si avvicina molto ad un blocco di porfido, anch'essa ricca di dettagli e citazioni. Recentemente il buon Simon Sebag Montefiore, setacciando gli stessi archivi visitati da Conquest, ha scritto un altro collo di pavè, di quasi 600 pagine intitolato "Il giovane Stalin". 300 o 700 pagine in più sull'argomento mi sembrano francamente troppe. Strano che Conquest le abbia trascurate.

Comunque, gli torna la memoria, guarda caso, nel capitolo del "Grande Terrore", dove, oltre a descrivere con più interesse le efferatezze del dittatore, invita spudoratamente a leggere, quindi ad acquistare il suo volume sull'argomento. Anche qui, leggendo altri libri, ci troviamo di fronte ad un grande mistero, legato alla carestia che Stalin generò in Ucraina nella prima metà degli anni '30. Si parla di decine di milioni di morti che variano in base alle fonti. Il problema è che qualunque cifra sia stata snocciolata, ed è il caso di dirlo, stride con le percentuali, sempre in crescita, relative alla demografia sovietica di quegli anni, inclusi i caduti in guerra, deportati e altro che superavano i venti milioni. Voglio anche ipotizzare, e non sono l'unico, che i dati sulla popolazione siano stati falsificati per arginare le orripilante, ma nascondere questi milioni di morti è un'impresa che non è riuscita neanche ai nazisti. Non a caso è tuttora argomento di discussioni ostiche. Devo riconoscere che nonostante la partigianeria, l'autore rimane obiettivo in un caso importante, non associando tali atrocità al comunismo, bensì allo stalinismo, ossia all'interpretazione mal veduta e assolutamente distorta e terrificante di quello che Stalin ricavava dal Manifesto di Marx ed Engels.

Nella Grande Guerra Patriottica, Conquest diventa un buon partigiano antisovietico, dipingendo Hitler come un fantoccio nelle mani di Stalin, in alcuni casi quasi compatendolo, e riservando al "Baffone" e compagni, pagine di livore in dosi massicce. Trascurando ogni ombra di obiettività e perdendo di nuovo la memoria, dimentica che si parla di un contesto bellico ma relega nell'oblio tutte le efferatezze compiute dai nazisti per mano degli Einsatzgruppen durante l'invasione dell'Unione Sovietica. La vittoria della guerra, in realtà, si deve al grandissimo patriottismo russo. La gente era esausta, dilaniata dagli effetti della carestia e non riesco a immaginare una popolazione che dopo aver subito tale orrore a causa della follia di un solo uomo, trova l'orgoglio per difendere la madrepatria dall'attacco nazista. Non a caso Stalin stesso ammise che la gente aveva scelto di combattere per la Russia e non per il Partito. Per gratitudine i soldati dell'Armata Rossa dovettero affrontare il nemico in condizioni pietose, complice l'incapacità e le epurazioni di Ufficiali competenti e subire gravi perdite per l'assurdo silenzio della prima settimana e le deportazioni nei gulag per quelli catturati dai tedeschi, con l'accusa di spionaggio e diserzione. Pazzesco. Giustamente, Conquest, mette però in rilievo il massacro di Katyn, compiuto dalla NKVD e per decenni, con la più ingenua delle velleità, attribuito ai tedeschi. Ma questo è un altro mistero.

Molti storici affermano che se Stalin non fosse stato attorniato da criminali, magari sarebbe stato un uomo diverso, o comunque non avrebbe commesso tutto ciò che gli è stato attribuito. Il buon Montefiore ha scritto un librone, dettagliatissimo e costoso (29 euro! Montefiò, ti voglio bene ma aspetto l'edizione economica!), di quasi 900 pagine ritraendo "Gli uomini di Stalin", ed evidenziando di come quest'ultimo, spesso non sapeva ciò che i suoi schifosi scagnozzi erano capaci di fare. Stalin era un pazzo, un lunatico, un uomo rozzo e volgare, uno che derideva e disprezzava in pubblico anche i suoi uomini più fedeli. Al capo della polizia segreta, il terribile Lavrentij Berija, durante le tediosissime cene notturne in caso di eventuali contrasti riservava insulti, schiaffi e in qualche caso gli tirava dell'acqua addosso. Uno come Stalin negò addirittura l'esistenza di suo figlio Jakov (!), tra i prigionieri dei tedeschi e quest'ultimo non potendo sperare in alcun sostegno decise di "suicidarsi" facendosi mitragliare alle spalle da una guardia durante un volutamente palesato tentativo di fuga. Sospettosissimo di chiunque e di qualunque cosa, mi chiedo come abbia potuto fare ciò che si sa senza che nessuno si azzardasse a eliminarlo. Churchill, Roosevelt, De Gaulle, Truman, come hanno potuto appoggiarlo, sostenerlo, pur essendo ben consapevoli degli orrori da lui commessi? Conquest, e non è l'unico, ipotizza addirittura capacità sovrumane, ipnotiche, assurde. Non mi meraviglierei se ne fosse stato in possesso. Pensando a Rasputin qualche dubbio affiora. Su Katyn, durante un processo pacifico e negoziazioni politiche con l'ex-odiata Polonia, quando gli chiesero sugli ufficiali scomparsi, in più di un'occasione fu costretto a mentire con vergognose bugie malcelate o con futili tergiversazioni. Chiunque se ne sarebbe accorto. Quando i tedeschi scoprirono le fosse, tutte le prove portavano ai russi e nonostante tutto, compreso il processo di Nurnberg quello Hrusceviano di destalinizzazione, quel tragico episodio è stato spudoratamente tenuto nascosto fino all'ascesa di Gorbaciov. Perché? Come si è potuto? Ad ogni modo, dopo averla letta ci si chiede che razza di biografia sia stata scritta.

Questa è una esposizione assolutamente scarna e in giro si trova poco altro anche se decisamente più approfondito. Io invito a leggere altro ma un forte rovello però mi rimane.

Ma chi era, veramente, Stalin?

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