Leggo su web questa recensione: ?Al centro della vicenda, la frustrante vita di un agente della Cia ma soprattutto la nascita dei servizi segreti. L?interesse del cineasta americano nei confronti della politica internazionale e della cosidetta intelligence non è stato mai tenuto segreto. L?intento del film è chiaro fin dalle prime scene. Cercare di allontanarsi, il più possibile, da una struttura narrativa spy-game fantasy al fine di illustrare come uomini apparentemente anonimi siano riusciti a controllare il mondo attraverso metodi estremamente razionali, mettendo in gioco aspetti umani e professionali. La sceneggiatura di Eric Roth rispolvera l'acutezza politica e morale del lavoro precedente, Munich. Entrambe le pellicole hanno al centro un personaggio la cui missione sembra essere quella di condurci verso uno stato di "giustizia universale". A Roth e De Niro riconosciamo il merito di non forzare emotivamente la sua figura. Sceneggiatore e regista riescono a caricare la suspense non con colpi di pistola ma con bisbigli e occhiate furtive. Stilisticamente in linea con i dettami del cinema classico, la pellicola costringe lo spettatore a prestare la massima attenzione ai dialoghi. Non solo. Implica un vero e proprio lavoro induttivo e interrogativo che presuppone l?esistenza di vuoti che il singolo deve, in qualche modo, riempire grazie alle personali conoscenze storiche e politiche. Attraversare cinematograficamente diverse decadi (venticinque anni di storia americana) nel giro di quasi tre ore potrebbe rischiare di mettere lo spettatore in uno stato di ansia e di sovraccarico mentale in quanto troppo preoccupato di sciogliere le numerose implicazioni presenti. Per fortuna, nulla di tutto questo avviene?. E dopo aver letto, dico: cazzo, possibile mi sia sfuggito? Recupero subito, scarico dal mulo in 20 minuti, collego il pc all?ampli, dolby a manetta, mi stravacco sul divano, bicchiere di vinazza e sigaretta e? prima scena, subito a crudo, senza titoli e musica, solo un cazzo enorme dentro una passera ancora più enorme a novanta gradi, a tutto schermo, lui vestito da napoleone e lei da maria antonietta, il letto a baldacchino che trema. Cazzo, un attimo, non così, cerco il telecomando, il gatto della minchia che spaventato ci sale sopra alzando il volume a palla, mi casca il bicchiere di vino sul divano e la sigaretta sulla tastiera del pc, la casa vibra all?unisono con i colpi d'anca di napoleone amplificati dal subwoofer, lei che grida spaccami spaccami e lui sì, ti spacco ti spacco. Sono tre minuti di panico, solo tre, riprendo in mano la situazione. Napoleone schizza addosso a maria antonietta e tutto finisce, torna la calma, i due passeggiano felici in giardino. I passeri cinguettano. La rece diceva: ?Entrambe le pellicole hanno al centro un personaggio la cui missione sembra essere quella di condurci verso uno stato di "giustizia universale". Una chiavata l?ho sentita chiamare in tanti modi, ma così mi pare un po? strano. Comunque, epilogo: l?indomani incrocio la vicina di casa in pianerottolo, ha un sorriso furbetto. ?Che film stavi guardando ieri sera??. ?L?ombra del potere?, dico io, e lei: ?ah sì, ne ho sentito parlare, the good shepherd?. ?Come?? ?G-o-o-d She-pherd, il buon pastore?. ?Buffo, non sapevo che in inglese ?alla pecorina? si dicesse 'buon pastore'. Me ne ricorderò quando andrò all'estero. Ciao.

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