L'arte cinematografica ha incrociato molto spesso, negli anni e decenni passati, il rock, con risultati interessanti . Ma se dovessi indicare un titolo che ne coglie appieno tutti gli aspetti, anche quelli più controversi, non esiterei a nominare "Cocksucker blues " diretto da Robert Frank (fotografo e regista americano significativo e poco ricordato qui in Italia, morto poco tempo fa). Il film è un documentario incentrato sulla trionfale tournée americana dei Rolling Stones nel 1972 ed è una pellicola dalla storia molto curiosa . Intanto il titolo (decisamente sguaiato visto che tradotto in italiano starebbe per il blues del pompinaro..) è lo stesso dell 'ultimo brano che i Rolling Stones, per obblighi contrattuali, incisero per la casa discografica Decca nel 1970. Ovviamente i dirigenti della Decca si rifiutarono di pubblicare simile titolo esplicito a firma Rolling Stones e questi ultimi colsero la palla al balzo per andarsene e fondare la Rolling Stones Records per gestirsi direttamente e senza tanti impedimenti prude.
Nel 1972,ai tempi della suddetta tournée americana, i Rolling avevano raggiunto l'apice della creatività e stavano tornando in USA per promuovere il nuovo lp "Exile on main street". L'idea di farsi filmare sul palcoscenico e dietro le quinte in simile frangente non era certo inedita se pensiamo che nel 1969, sempre negli USA , era stato girato il documentario "Gimme shelter " da parte dei fratelli Maysles, inclusivo delle riprese effettuate durante il disastroso concerto ad Altamont. Questa volta i Rolling, fatti i debiti scongiuri, ritenevano di non incappare in incidenti ed imprevisti sgradevoli . Peccato che, una volta realizzato il documentario, gli stessi Stones non si reputarono soddisfatti del materiale girato da Frank e l'opera rimase in un cassetto. Addirittura si giunse, data la crudezza ed oscenità di alcune scene, ad imporre legalmente che il film fosse proiettato pubblicamente solo 4 volte all'anno e solo in presenza del regista stesso. Fortuna vuole che, nel 2003, sia stato pubblicato in USA su formato dvd il film e qualche copia rara sia diventata poi reperibile anche in Italia (l'e-commerce presenta pur qualche vantaggio).
Il film si apre con l'avvertenza che, ad esclusione delle riprese effettuate durante i concerti dei Rolling Stones,, quanto filmato non fa riferimento a persone e situazioni reali . E ' una precisazione sviante perché il regista Robert Frank aveva lasciato cineprese anche dietro le quinte dei palcoscenici e quindi quanto filmato ( con un audio poco chiaro e con una fotografia grezza) è la fedele trasposizione filmica della vita condotta dalla fauna umana aggregata ad una rock band sulla cresta dell'onda. E pertanto la condotta all'insegna di sesso, droga e rock and roll è esplicita in tutto e per tutto. Persone varie che sniffano cocaina, fumano spinelli, si bucano di eroina e tutto come se niente fosse. Groupies coinvolte in orge, rappresentanti del jet set dell'epoca (tanto per dire Andy Warhol, Truman Capote, Lee Radzwill, ecc.) che si fanno vedere dietro le quinte dei concerti giusto per poter dire di essere presenti nel caravanserraglio del rock business. E per non essere da meno anche i Rolling Stones sono impegnati non solo nei concerti, ma anche nella vita frenetica dietro le quinte. Quello che appare più stralunato è senz'altro Keith Richards che addirittura, a un certo punto, seduto fra amici dell'entourage si addormenta con in mano una sigaretta accesa sul grembo di una ragazza (sonno arretrato per la stanchezza di una vita on the road, oppure sonnolenza dovuta anche a sostanze stupefacenti?). E sempre lo stesso Keith, aiutato dal sassofonista del gruppo Bobby Keyes, appena entrato in una stanza di un albergo, pensa bene di prendere un apparecchio televisivo, affacciarsi al balcone e gettare la televisione sul marciapiede sottostante (premurandosi bontà sua di controllare che nessun pedone passi di sotto) .
Sostanzialmente in questo film i Rolling Stones danno un'impressione non esaltante dietro le quinte dei concerti e vien proprio da pensare che la vita di una rock star non sia poi così scintillante come si vorrebbe far credere e non per nulla i diretti interessati, al secolo pietre rotolanti, vedendo in anteprima il film di Robert Frank si resero conto che l'immagine loro complessiva era proprio discutibile, quasi fossero stati dei Dorian Gray descritti da Oscar Wilde.
Ma fortunatamente, quando si passa alle sequenze dei concerti, i Rolling sono veramente in gran forma , proponendo certi cavalli di battaglia come "Brown sugar" , "Midnight rambler ", "Street fighting man", "Happy ". E si superano quando Mick Jagger sale sul palco accompagnando un ospite d'onore come Stevie Wonder con cui si lancia in un medley che parte da "Uptight" e si chiude in bellezza con "Satisfaction", con i due sfrenati nel canto e ballo, applauditissimi da un pubblico caldo ed entusiasta. Qui veramente si potrebbe dire che il prezzo vale il biglietto per uno spettacolo indimenticabile . E soprattutto, a parer mio, mi conferma che i Rolling Stones sono (stati?) brutti, sporchi, cattivi per certa critica, ma dal vivo si facevano perdonare per tanta bravura dimostrata ed energia profusa. Non per nulla a ragione cantano che "I know it's only rock and roll but I like it!". Come dargli torto?
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