Un prezioso documento. Appunti stralci, sperimentazioni, canzoni costruite su spunti tenuti in archivio per anni.

Suona più o meno così il disco solista, il primo, di uno dei maggiori artisti progressive di sempre e figura seminale nell'evoluzione delle tecniche chitarristiche.

Al primo impatto il tutto appare straripante, le tracce sono ben 18, e spaziano nella molteplicità di umori spesso contrastanti, che vestono la proverbiale ineffabilità dell'artiere. Ciò colpisce e disorienta, perchè l'apertura, affidata a "Breathless", è costruita su ritmiche e riff di "Red", mistificando l'idea di cosa si porrà di fronte all'ascoltatore nei brani successivi; spiazzante.

"Chicago" e "Disengage" sono due brani cantati da Peter Hammill, che da qui fondo a tutte le asprezze timbriche di cui dispone, con Fripp impegnato in fraseggi, balbettii, dissonanze, con molteplici sovraincisioni atte a garantire lo straniamento di chi ascolta.

La title track è pura follia, una voce che scandisce una a una le lettere che compongono la parola "exposure" in modo robotico e per tutto il brano, mentre una donna grida incessantemente, in contrasto con il riff funkeggiante e monocorde. Provando a dare una spiegazione di un tale documento sonoro, risulta chiarissima la posizione di Sir Robert riguardo ai media, la notorietà, ed è una donna ad urlare contro l'intrappolante, monotona trappola del conformismo.

Il disco prosegue tra soliloqui scanditi da chitarra granitica, fino alla raggiunta del locus amenus frippiano, la stupenda ballad cantata da Peter Gabriel, l'onomatopeica "Hara Comes The Flood" e lo scioglilingua di "I May Not Have Had Enough Of Me But I'Ve Had Enough Of You", poco riuscita. Rallentamento per un altro ottimo pezzo, canto sognante e atmosfera soffusa, incorniciata da un bel testo, è "Mary".

L'assortimento delle tracce dimostra la sua varietà con la rockabilly di "North Star", il rock acido e angosciante di "NY3" apologia alla parte finale del lavoro. Dopo due brani parlati, si giunge alla conclusione con un poker di piccoli capolavori, i riverberi di "Urban Landscape" la chitarra-violino di "Water Music" parte uno e due, musica d'ambiente basata sui frippertronics, placida e gioviale a cui si contrappone una voce che parla degli effetti catastrofici delle inondazioni. L'ultima traccia è un punk n'roll infuocato con pianoforte anni '50, cantato da un Elvis in acido. Scompare qui la famosa timidezza del chitarrista.

Questo lavoro è successivo ai due dischi in collaborazione con Brian Eno, a seguito del secondo scioglimento dei King Crimson. E' incredibile notare come siano presenti molti degli elementi che costituiranno la terza fase del gruppo, quella dello stellare quartetto Belew-Bruford-Levin-Fripp, le prove generali del successivo atto fisico del pensiero di un genio.

Una gustosa anticipazione e un'oretta di grande musica.

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