Musica house. Ma rilassante. Un'idea così semplice che nessuno ci aveva pensato prima di Robert Miles, il quale ne dà un primo saggio con "Children", il brano che nel 1995 lo catapulta all'attenzione internazionale. E concede il bis Robert, all'anagrafe Roberto Concina - svizzero di Neuchâtel -, con "Fable", il suo secondo singolo e nuovo hit. Entrambi fanno bella mostra di sé nella scaletta di "Dreamland", l'album di debutto uscito nel giugno 1996.

Un marchio di fabbrica - un'autentica firma sonora - caratterizza i due brani di cui sopra: un particolare timbro di pianoforte digitale a cui vengono affidati i temi dei pezzi, cioè melodie molto cantabili che sia in "Children" sia in "Fable" catturano tutta l'attenzione dell'ascoltatore. Ritroviamo quello stesso timbro nell'intero album, in cui lo sfondo sonoro è costituito da una ritmica molto pesante a cui rispondono in controtempo i bassi delle tastiere. E, nel mezzo, tersi interventi decorativi, ancora delle tastiere, che arricchiscono i pezzi dando loro varietà e colore: così per esempio "In My Dreams" e "Princess of Light".

Tutto qui. Semplice a dirsi, molto meno a farsi. Robert Miles dà un personalissimo contributo alle tendenze che attraversano l'elettronica a metà degli anni '90, creando una corrente stilistica che subito viene denominata Dream House. In realtà nell'album sono presenti diverse componenti: trance, ambient, chill out, techno, ma tutte filtrate dalla particolare sensibilità dell'autore. Notevole nella sua essenzialità "In the Dawn", quattro note appena in scala discendente che, ripetute ossessivamente lungo i 7 minuti del pezzo su una base ritmica altrettanto insistente, si traducono in un riuscito esempio di trance.

Qua e là anche qualche intervento vocale: Fiorella Quinn in "Fable", Maria Nayler in "One and One", brano incluso nella release tedesca del disco di fine 1996, intitolata "Dreamland - The Winter Edition". Ma era oltremanica, soprattutto, dove non riuscivano a capacitarsi del fatto che un oscuro ex DJ venuto dal nulla fosse riuscito a imporsi con tanta autorevolezza sulla scena europea e anche britannica, soffiando i riflettori ai propri protetti. Eppure Robert Miles ha saputo muoversi con disinvoltura nel territorio del sogno e, con questo disco, a offrircene qualcuno.

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