"Tutta la settimana sono stato al pianoforte e ho composto, riso e pianto allo stesso tempo; troverai l'impronta di tutto ciò nella mia grande Humoreske" (lettera a Clara Shumann)
Robert Schumann al contrario di quanti molti credono non era un grandissimo virtuoso a livello pratico. Per ottenere l'indipendenza delle dita e raggiungere un livello superiore, usò delle pratiche assassine in voga nell'ottocento, che finirono per rovinargli parzialmente una mano. Chopin rischiò la stessa fine ma il padre, intelligentemente, glielo impedì in tempo. A differenza di tutti i musicisti che l'avevano preceduto, Schumann non era stato un bamino prodigio, la sua maturazione avvenne tardi rispetto ai canoni dell'epoca e insieme a Wagner, rivoluzionò la statistica. Nascevano grandi compositori in età avanzata senza particolari doti virtuosistiche (Wagner non ce l'aveva per nessuno strumento), ma capaci di innovazioni creative del tutto imprevedibili. Anche la formazione teorica era per lo più da autodidatta, ma questo non gli impedì di diventare un virtuoso del pentagramma. Il problema di Schumann era di avere in testa delle opere di una difficoltà estrema soffocate dall'incapacità di testarle con la pratica; cosa che lo torturò a vita. Il padre di Clara, era suo insegnante. Un giorno gli fece suonare una polacca di Chopin e il commento fu tragico: "La esegui come un cane!" gli disse senza mezzi termini.
Sentirsi un grande compositore in grado di reggere il confronto con Mendelssohn, Chopin e Listz, senza possedere lo stesso talento tecnico fu un problema che accentuò di molto la salita verso l'olimpo dei grandi consumandolo dall'interno. Fortunatamente la grandezza di un' opera ripaga sempre a lungo andare, e di grande opere Schumann ne ha scritte parecchie.
Le Humoreske sono tra le composizioni meno conosciute del maestro per svariati motivi. Secondo me era solo perché non avevano ancora trovato il loro interprete ideale. Quell'interprete finalmente è arrivato. Siori e Siore...
Radu Lupu!
Il regalo più bello che il mondo concertistico ci ha fatto negli ultimi quindici anni. Musicista dalla faccia dura, seria, severa, quasi di un altro tempo. Con la sua aria da Bohèmien completamente fuori contesto e la barbazza da "levate che che te trito!". Uno che suona senza dover dimostrare di saper sbalordire in tecnica, che si prende il suo tempo, sdraia la propria sensibilità sulla partitura e ne fa tracimare le emozioni, gli umori e i sentimenti. Uno che deve dare significato a tutto quello che suona, altrimenti non avrebbe alcun senso farlo. In queste composizioni ci fa sentire tutto; cambi d'umore improvvisi, strazio, gioia, confessioni, languide romanze, trotti arguti e nuvolosi e poesia di un'anima. Un vero Capo!
La registrazione è perfetta, ma la Decca in questo è un etichetta con i contro ceppi che non sbaglia mai. Per chi volesse sentire un'artista con la A alta cento piani, questo è un disco che fa giusto al caso. Grandissimp Schumann, grazie Radu Lupu. La messa in piega è finita, andate a picie.
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