Nonostante il finale aperto, alla fine del primo episodio non c’è nessun “To be continued”. E Robert Zemeckis si affrettò subito a dire che non ci sarebbe stato nessun sequel. Fu l’incredibile successo commerciale a fargli cambiare idea. I verdoni: vecchia storia.
Ma il regista non si fece sedurre dalla grana facile, mise all’angolo l’avidità – proprio il tema di questa seconda parte – e si prese il suo tempo. Risultato: una geniale sceneggiatura piena di contorsioni e di rimandi. Di gran lunga la più bella della trilogia.
Andiamo con ordine.

Il futuro. Tutti noi vorremmo sapere quello che ci attende. E per Marty non è diverso. Ma invece della gloria, ci sono tre rivelazioni non proprio in linea con le sue aspettative.  

-    Marty McFly, mister perdente. Quell’uomo ha preso la sua vita, l’ha buttata nel cesso e poi ha tirato l’acqua.
-    Se tuo padre non avesse fatto quella gara, non si sarebbe rotto la mano e non avrebbe lasciato la musica.
-    Lei è licenziato.

Poi un libro rosso. Il migliore dei souvenir. Impossibile resistere.

Si torna a casa. Ma Hill Valley è diventata Hell Valley. Il geniale Zemeckis è riuscito nell’impresa di non farci capire nulla. Sarebbe stato ancora meglio se non ci avesse fatto vedere il catorcio col bastone. Senza questo pleonasmo, il dialogo tra Marty e Doc nel laboratorio sarebbe stato ancora più meraviglioso:

-    “Ovviamente il continuum spazio-tempo è stato interrotto creando questa nuova sequenza di eventi risultanti questa realtà alternativa”.
-    “Che lingua è Doc?”
-    “Immagina che questa linea rappresenti il tempo: presente – passato – futuro. Da qualche punto nel passato, la linea del tempo è stata deviata in questa tangente creando il 1985 alternativo. Alternativo per te, per me, (…) ma realtà per chiunque altro….”.
-    “Quel figlio di puttana ha rubato la mia idea!  Deve aver sentito quando…  E’ colpa mia. L’intera faccenda è colpa mia”.
-    “Questa dimostra che la macchina del tempo deve essere distrutta. Dopo che avremo sistemato questa faccenda”.
-    “Quindi torneremo nel futuro….”.
-    “Non possiamo, perché se andiamo nel futuro da questo punto del tempo, sarebbe nel futuro di questa realtà…. No, per rimettere le cose a posto, dobbiamo conoscere le precise circostanze di quando, come e dove….”.

Il 12 Novembre del 55. Ecco quando. Il giorno è proprio quello. Bisogna tornare al primo episodio. E ora nel 1955 ci sono due Marty, due Doc e soprattutto c’è un Biff che vuole punire Levi-Strauss per avergli sfasciato la macchina. E Levi Marty sarebbe fritto se non ricevesse aiuto dall’alto. Tranquilli, non è il Padre-Eterno. È solo un filo attaccato alla DeLorean.

-    Hai il libro?
-    È nella mia mano. È qui nella mia mano.
-    Brucialo!!!!
-    Ricevuto!!!


Ma il giovane viaggiatore del tempo non è ancora convinto. Lo guarda e guarda la DeLorean in cielo. Non vuole farsi vedere da Doc. Metti il libro nel giubbotto; c’è una fortuna lì dentro. Ma Marty resiste. L’almanacco è in cenere nel secchiello che il buon Dio gli ha fatto trovare proprio lì. Il nostro sorride. Ha perso una pesante montagna  d’oro, ma ha alleggerito il suo spirito. Missione compiuta. Il futuro è tornato normale. Si torna a casa.

Ma attenzione: quella è la notte della tempesta di lampi di Hill Valley. E basta un fulmine per generare gli 1,21 gigawatt per azionare il flusso canalizzatore (Zemeckis si è dimenticato le 88 miglia orarie, ma lo perdoniamo). E il fulmine arriva.
Doc si è disintegrato. Se fosse ancora vivo, sarebbe già tornato a prendermi. E invece non vedo arrivare nessuno. Un attimo. Una macchina. Quel plico è per me? Mi sta prendendo in giro? Nessuno poteva sapere che mi sarei trovato qui a quest’ ora. Un attimo. Una persona c’è. Lo manda Doc! 1885!!! C’è solo un uomo che può aiutarmi.

Fra Martino ha fatto qualcosa di grande bruciando il libro rosso. Ha battuto l’avidità, il vizietto capitale che si prende gioco di (quasi) tutti gli uomini. Se Silvio non si fosse fatto fregare da questo trucco, nessuno lo avrebbe condannato per frode fiscale. Ma Marty è molto meglio di Silvio. E ora il Supremo lo reputa capace di sfidare il vizio che possono battere solo i santi. Ma questa è un’altra grande storia.  

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