L'automobilista che ti insulta mentre scrupolosamente vai in bicicletta.

L'amico di amici palestrato e rompicoglioni, cultore del proprio pisello.

L'amabile donzella, solare e sorridente, che ti guarda neppure fossi il fetore personificato.

Il vicino mummificato in cravatte e borse di cuoio, che non ti degna di un saluto.

Il cane Molossus e il suo padrone nazista.

Roberto Cotroneo.

Non sono amico di tutti. Alla maggior parte dell'umanità preferisco il mio cane dall'alito di palude. Non scherzo. Se dovessi salvare Ronaldo o il mio bastardello nero e moccoloso, non esiterei: il corpaccione molle del brasiliano risulterebbe, infine, sommerso dalle deiezioni dell'uggiolante mangiapane ad ufo. Sono favorevole alle stragi del sabato sera. Distribuirei, se potessi, fiale di alcol concentrato all'uscita delle discoteche e taglierei i freni a tutte le automobili. Odio le signore-bene e la loro rugosa ignoranza paludata da buone maniere da quattro soldi. Falcidierei, con il morbo della peste o con una scarica di fucileria, tutti ‘sti cazzo di ciclisti dai quindici ai diciotto anni: li avete mai visti correre al velodromo? Una massa di eunuchi, stretti in tutine spappola - coglioni, la demenza dipinta sui volti truci di guerrieri a due ruote, mentre gridano, imprecano, perdono le palle con doping di ogni sorta e vengono rozzamente insultati dai genitori in caso di sconfitta. Un chiaro esempio di come l'impotenza, dopo i cinquant'anni, porti a disturbi psicotici.

In compenso amo i vecchi, specie quelli che parlano poco, chi si lava di rado, i fantasmi, i cavalieri, le obese tenutarie di bordello, i gestori della bettola sul fiume, la gente della discarica e Will Oldham. E, in realtà, molte altre persone ancora.

Ma non amo Roberto Cotroneo. Non lui. Lessi il suo libro "Presto con Fuoco" con l'ausilio di una febbre feroce e spinto solamente da una promessa fatta a chi me lo prestò. Lo disprezzai. Scoprii che era un temuto e celebre stroncatore di opere altrui. Provai rabbia. Vidi il suo volto pallido ed occhialuto. La rabbia divenne feroce, irrazionale. Non ne indago le cause, perché non ve ne sono. Lo ammetto: odio Cotroneo con un livore irrazionale, terribile, patetico, infine. Come tutti odiano qualcuno senza motivo, io odio questo scribacchino. Questo ridicolo sentimento mi porta ad agire in modo infantile, producendo questa stroncatura, la prima ed unica della mia banale esistenza.

Cotroneo mi ha permesso di sintetizzare una descrizione dei libri che, a mio avviso, rimarranno negli anni e nei cuori; degli unici libri che non rappresentano uno spreco di tempo, una mancanza di arricchimento, che non sono un pugno di pagine generatrici solo di un lieve fastidio. Il Grande Libro è scritto da un narratore geniale, da un poeta che vive la sua poesia e conosce la parola, da un profondo e leggero stilista. I libri che nascono da scrittori non eccelsi, ma profondamente sinceri o esperti conoscitori e divulgatori della materia che trattano, sono invece più validi per comprendere la vita quotidiana nei suoi molti ignoti aspetti, per affrontare le sofferenze morali di noi comuni creature non toccate dal peso del genio, per aprire orizzonti interpretativi sulla società, su civiltà antiche e più sagge, su questioni tecniche ed economiche.
Autori come Cotroneo, o come Baricco o Elkann o mille altri, non rimarranno invece nella grande letteratura e oggi non trovano spazio vicino all'umile Manlio Padovan con il suo umanistico trattato sull'agricoltura o a Meneghello, Rigoni Stern o Giulio Bedeschi.
In "Presto con fuoco" c'è tanto di quello che, secondo me, rende un libro inutile. La ricerca del virtuosismo verbale si avverte pesante, e questo è un male: non tutti gli scrittori sono Baudelaire o Poe in quanto a capacità di unire la parola sull'Arte e il culto della parola stessa. Cotroneo prova a penetrare la mente di un personaggio dotato di un genio immane. Sfortunatamente, lo scrittore non è un genio, se è passato alla storia (insignificante) del contemporaneo giornalismo italiano più come uno stroncatore di libri altrui che come emulo di Montanelli. Cotroneo non è Mann che descrive l'artista geniale diviso tra rispettabilità borghese e desideri di libertà: Mann conosce ciò di cui scrive, essendo genio e scisso. Cotroneo non è un genio, dunque può solo rendere una noiosa e pretenziosa immagine del nostro nevrotico pianista; il quale dileggia anche il suo creatore ad insaputa dello stesso Cotroneo:"Non sopporto le notizie, tollero solo quelle che provengono dal passato. Il presente è chiacchiericcio: discorsi senza senso, cose che svaniscono nel nulla...". Immagino che il virtuoso, per sua stessa ammissione elitario ed aristocratico, non avrebbe apprezzato "Presto con Fuoco", nel caso in cui fosse disceso come mortale sulla Terra dall'empireo dove si annoiano i personaggi letterari: si sarebbe accontentato, presumo del suo Nerval, di Dante e di non so che altre letture. A tutto ciò aggiungiamo un'erudizione da tre soldi che mi ha lasciato discretamente indifferente, tra echi di Schopenhauer (velo di Maya, Volontà e Rappresentazione: però! Sempre distante dagli stereotipi filosofici che si imparano al liceo il nostro feroce critico della minchia...) e tecnicismi musicali di dubbia utilità e di indubbia capacità di doratura (neppure troppo) colta di queste pagine.

Il classico libercolo deputato ad arricchire la collezione di qualche vecchiarda megalomane o di qualche individuo disperso bisognoso di rassicurazioni circa la sua sensibilità di lettore; privo di un'identità precisa, non saggio, non romanzo: non supererà l'inverno, Cotroneo, fattene una ragione. Perché scrivi? Perché pubblichi? Quesiti che rimarranno, in eterno, senza alcuna risposta.

Livorosamente vostro,

un bevitore di assenzio gonfio di birraglia.

"Eppure deve esistere una calligrafia delle passioni" (Roberto Cotroneo,  critico letterario, scrittore fallimentare, uomo con gli occhiali,  prima di essere massacrato da A.M. a colpi di forcone a tre rebbi)

"Che casso situ drio dire?" (A.M., accanito bevitore locale, prima di attaccare Cotroneo con un forcone a tre rebbi)

"Dio Nastro, so imbriago smarso" (E.G., accanito bestemmiatore di corte e cacciatore)

"Toga, toga! toga!" (John "Bluto" Blutarsky).

Certo, oggi mi sono svegliato male. Abbiate pietà di me.

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