In un mercatino a Berlino.
Lì ho trovato questo cd in vendita ad un euro, nuovo di zecca anche se risalente al 1995 (dieci anni prima del mio viaggio in Germania). Doveva far parte di una iniziativa editoriale a puntate sulla musica napoletana, e la prima uscita era appunto dedicata al maestro Murolo. Roberto Murolo, figlio del poeta e paroliere Ernesto, nasce a Napoli nel 1912 e cresce in un ambiente dove ci si cibava di musica ogni giorno. Gira l'europa con il suo complessino musicale "quartetto MIDA" e al ritorno, a guerra conclusa, si fa notare cantando nei locali napoletani e soprattutto a Capri. Parallelamente svolge un'egregia attività discografica, compare in alcuni film, presenzia in televisone: insomma la fama comincia ad arridergli per poi abbandonarlo quando si affacceranno nuove mode.
Sarà Renzo Arbore, suo devoto ammiratore, a farlo riscoprire al grande pubblico durante gli anni ottanta e novanta e poi Fabrizio De Andrè duettando con lui in "Don Raffaè" (dedicata a Raffaele Cutolo). Qual'è l'opera cha consegna Murolo alla storia? La cosiddetta "Napoletana": antologia completa della canzone napoletana dalle origini al novecento, 12 LP oggi reperibile in cd. Ad aiutarlo il maestro Edoardo Caliendo e la biblioteca di famiglia dove cerca e trova vecchi spartiti. Il cd in questione contiene 14 canzoni, tutte per lo più voce e chitarra, tutti classici della canzone napoletana.
Murolo ne da un'interpretazione sincera, forse la migliore che se ne possa dare: non è un urlatore, non sfoggia l'acuto per scatenare l'applauso; il maestro Murolo suggerisce più che cantare, evoca la musicalità che hanno le parole, ed è lontano anni luce dalla Napoli dei vari d'alessio, merola, d'angelo etc etc. Tralasciando le varie O Sole Mio, Te voglio Bene assaie e Funiculì Funiculà, l'attenzione cade su brani più nascosti come Piscatore 'e Pusilleco. Le parole sono del padre e la musica (una barcarola) è di Ernesto Tagliaferri: parla di un innamorato abbandonato che "'ncoppa Posillipo" cerca ristoro. La canzone ha il pregio di concludersi con versi dei più belli di tutta la tradizione napoletana: "vita mia, vita mia me vuò beneca si è suonnonun farme scetà"
Poi c'è Michelemmà, attribuita al pittore Salvator Rosa (metà del 600): è la storia di una ragazza rapita dai turchi che grazie alle virtù di una stella portata in petto fa morire gli amanti rapitori "a duje a duje". La cammesella è il "contrasto" per eccellenza della canzone Napoletana, un dialogo tra un focoso giovane e la riluttante amorosa durante la prima notta di nozze: memorabile è l'intepretazione di Totò in 'Siamo uomini o caporali'. Poi tra le varie Torna a surriento e Santa Lucia, spunta Marechiare di Salvatore Di Giacomo e Francesco Paolo Tosti, la perla del disco, cantata con tutta l'arte di cui è capace il maestro Murolo.
E poi ancora Munastero 'e santa Chiara, Anema e core e Passione. Discorso a parte meritano le restanti due canzoni: 'O Marenariello è opera di due "figli del popolo", Salvatore Gambardella, garzone di fabbro, e Gennaro Ottaviano, garzone di vinaio mentre Maruzzella è di Renato Carosone, dedicata alla moglie Marisa. Per chi è appassionato di cinema 'O Marenariello è la canzone che Johnny Fontaine (interpretato da Al Martino) canta alle nozze della figlia di Don Vito Corleone ne "il padrino".
Chiudiamo in bellezza và: "Maruzzella, Maruzzè t'hè miso dint' 'a l'uocchie 'o maree mm'hè miso 'mpietto a me nu dispiacerestu core mme faje sbatterecchiù forte 'e l'onne quanno 'o cielo è scuroprimma me dice "sì"poi doce doce mme faje murì"
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