Disegnano disordinatamente un percorso, su strade oggi dismesse o cancellate, queste mappe stracciate.

Scolorito è il loro senso originario.

Ammalia però, più di prima, la loro quieta vetustà di cenere.

Abbandonate, delle valigie ricolme di passaporti per un mondo perduto per sempre.

Ecco cosa resta della ricerca —nelle più aride ed antiche pieghe del mondo— delle radici più profonde dell’uomo e del suo innato partorir musica: una manciata di registrazioni.

Il milanese Roberto Musci, musicista di formazione classica, può dire di averla trovata, la sorgente del suono — fonte inesausta di delizie, per chi ha l’indole di far della propria vita un ricettacolo di melodie.

Il resoconto della sua decennale peregrinazione è stato ora nuovamente raccolto in un doppio supporto vinilico. Fatelo girare, senza fretta, ed ascolterete dei vibranti variopinti frantumi, dei cocci rotti di specchi resi opachi dalla ruggine, riportati a nuovo splendore.

È solo una questione di tatto.

Il lavoro di incastro dei frammenti non è invasivo: si limita a far emergere, dalle schegge consunte, le originarie venature ed i sottesi riverberi.

L’elettronica è, sorprendentemente, il medium perfetto per amplificare le linee ritmiche e render conto delle recondite sfumature di queste piccole istantanee.

Echi, nenie e percussioni.

Portentosa Wunderkammer acustica!

Specchiatevi in essa, stanchi anelatori di melodie primordiali.

Troverete la fonte che placherà la vostra sete.

Carico i commenti...  con calma