Nel 1992 il Prof Roberto Vecchioni pubblica il suo primo album live. In effetti è strano che un cantautore come Vecchioni, "in pista" già da più di una ventina d'anni all'epoca, abbia aspettato tanto per pubblicare il suo primo live. Sarà per questo che il citato album è addirittura doppio e che lo stesso Prof recupererà alla grande coi live negli anni successivi? Non si hanno certezze assolute al riguardo, ma l'ipotesi è più che plausibile. Ma tornando al live in questione e parafrasando una celebre pubblicità di qualche anno (decennio?) fa, si può dire che Roberto "fa le cose per bene": arruola uno stuolo di musicisti molto professionali, che rivestono di nuova musicalità e di nuovi arrangiamenti i suoi brani, quasi sempre in maniera più "movimentata" ed oserei dire anche più "rock" rispetto alle versioni originali degli stessi. In alcuni casi il risultato mi sembra migliorativo, in altri peggiorativo rispetto alle versioni originali. Comunque in generale si può dire che, se da un lato i pezzi guadagnano in professionalità, dall'altro perdono in "grezzità" (nel senso buono del termine ovviamente).

Come ogni buon live che si rispetti, non poteva mancare (almeno) un pezzo inedito, rappresentato nello specifico da "Voglio una donna", che vincerà il Festivalbar di quell'anno. A proposito di questo brano, Vecchioni ha dichiarato: "mi sono molto divertito a scriverlo perché non ne avevo mai fatto uno così rock e nessuno se l’aspettava più da me”. In effetti, di pezzi così ritmati il Prof ne aveva fatti ben pochi in carriera, forse "Stranamore" e pochissimi altri. Il pezzo provocò una "levata di scudi" delle femministe dell'epoca, soprattutto per alcune frasi "incriminate" tipo "Abbiamo un mare di figli da pulirgli il culo, che la piantasse un po' di andarsene in giro: la voglio come Biancaneve coi sette nani, noiosa come una canzone degli Intillimani" o ancora "Che s'innamori di te quella che fa carriera, quella col pisello e la bandiera nera, la cantatrice calva e la barricadera che non c'e mai la sera". Ma le stesse femministe evidentemente glissavano sulla frase finale "Prendila te quella che fa il leasing, che s'innamori di te la Capitana Nemo, quella che va al briefing perché lei è del ramo, e viene via dal meeting stronza come un uomo, sola come un uomo", in cui si cela la vera essenza ed il fulcro del brano.

In tre brani collaborano anche grandi ospiti: Andrea Mirò canta con la sua bellissima voce in "Tema del soldato eterno e degli aironi", Angelo Branduardi canta e suona il violino in "Samarcanda", Enzo Jannacci canta una strofa con la sua solita innata e stralunata simpatia in "Luci a San Siro". La scelta dei brani è abbastanza azzeccata, in quanto abbraccia quasi tutti i periodi e gli album del Professore, anche se rimangono completamente tagliati fuori "Saldi di fine stagione" del 1972, "Il re non si diverte" del 1973, "Ipertensione" del 1975, "Ippopotami" del 1986. Certo, non sono presenti alcuni "pezzi da novanta" quali "Figlia", "Canzone per Laura", "Pesci nelle orecchie", "A.R.", ma penso che in un live sia quasi fisiologico che alcuni pezzi, anche molto belli, rimangano esclusi. Di contro, quel che invece c'è non è certamente da buttare, anzi! I brani inseriti sono tratti dagli album "Parabola" del 1971 (Luci a San Siro), "Elisir" del 1976 (Velasquez), "Samarcanda" del 1977 (Samarcanda, L'ultimo spettacolo), "Calabuig, stranamore e altri incidenti" del 1978 (Stranamore-Pure questo è amore, Ninni, Il capolavoro), "Robinson, come salvarsi la vita" del 1979 (Signor giudice-Un signore così così, Mi manchi, Robinson, Vorrei), "Montecristo" del 1980 (Montecristo), "Hollywood Hollywood" del 1982 (Dentro gli occhi), "Il grande sogno" del 1984 (Il grande sogno), "Bei tempi" del 1985 (La mia ragazza), "Milady" del 1989 (Milady), "Per amore mio" del 1991 (Tema del soldato eterno e degli aironi, Per amore mio-Ultimi giorni di Sancho Panza, Tommy).

Si spazia quindi in brani di vari periodi che rispecchiano benissimo i due filoni principali della poetica vecchioniana: da un lato, il racconto di personaggi storico-letterari "restituiti" in tutta la loro umanità e nella loro essenza più autentica; dall'altro, l'analisi dei sentimenti (soprattutto suoi personali), raccontati non a caso quasi sempre in prima persona e senza pudori o vergogna di mostrare anche la sua sofferenza più intima ed estrema riguardo gli stessi quando le cose "prendono una brutta piega". Per i primi possiamo citare i brani: "Stranamore" in cui, nella narrazione di una serie di amori appunto "strani", vengono menzionati direttamente o indirettamente Marco Aurelio, Alessandro Magno e Garibaldi; "Per amore mio", dove a dispetto del titolo si narrano in realtà le "gesta" di Sancho Panza, Dulcinea e Don Chisciotte fra realtà, sogno e fantasia; "Velasquez", in cui si parla di un ideale, quello di andare sempre avanti nella vita nonostante tutte le avversità che si incontrano "servendosi" di un Velasquez esploratore spagnolo pare realmente esistito. Per i secondi possiamo invece citare i brani "Mi manchi", "Vorrei", "Montecristo", "La mia ragazza": mentre i primi tre riflettono un momento di forte crisi personale-sentimentale dell'autore, in quanto tutti relativi alla sua separazione dalla prima moglie, il quarto è molto più distensivo e rilassato in quanto fa invece riferimento al rapporto con la sua nuova compagna. Ma c'è una canzone che fonde insieme questi due aspetti, che io considero una delle più belle di sempre, "L'ultimo spettacolo" : in essa si raccontano infatti, in parallelo, due storie, una "antica" ed una "moderna". Nella prima si narra un episodio ambientato nell'antica Grecia, mentre nella seconda, con una sorta di "parallelo" con la prima, si racconta del distacco e dell'abbandono fra lui e la sua prima moglie (eh sì: ancora!), avvenuti proprio in quel periodo. Stupendi i versi: "E non si è soli quando un altro ti ha lasciato, si è soli se qualcuno non è mai venuto. Però scendendo perdo i pezzi sulle scale e chi ci passa su non sa di farmi male. Ma non venite a dirmi: "Adesso lascia stare", o che la lotta in fondo deve continuare. Perché se questa storia fosse una canzone con una fine mia, tu non andresti via". In realtà, oltre ai due filoni citati, ve ne è un altro che permea quasi tutta la produzione di Roberto e che è presente anche in alcune delle canzoni già indicate: l'intersezione, l'intreccio, l'incontro (chiamatelo come volete) tra realtà, sogno e fantasia. Anzi, forse quest' ultimo è proprio quello dove l'autore dà il meglio di sè.

Naturalmente vengono affrontate anche altre tematiche nei suoi pezzi, oltre a quelle descritte. In "Il capolavoro" e in "Milady" si parla della difficoltà di conciliare vita privata e artistica (Milady a mio avviso è proprio la musica o comunque l'arte in generale). "Tommy" narra del suicidio di un amico dentista di Vecchioni, realmente avvenuto. Il motivo? "Tommy non aveva niente da sognare, aveva già passato tutto il suo avvenire": penso non ci sia bisogno di aggiungere altro purtroppo; ma Roberto, al riguardo, si rivolge anche a Dio: "Se l'hai messo vicino a un assassino toglilo di lì, Signore". In questo brano noto un certo parallelismo con il brano "Preghiera in gennaio" di Fabrizio De Andrè, dedicata al suicidio di Luigi Tenco : "Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai Santi, Dio, fra le sue braccia, soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte, che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte". Perchè, come diceva lo stesso De Andrè "Domani alle tre nella fossa comune sarà, senza il prete e la messa, perché di un suicida non hanno pietà", anche se questa è un'altra canzone. "Tema del soldato eterno e degli aironi" tratta della inutilità ed anche dell'insensatezza-assurdità di ogni guerra: "Sono stato vecchio ad Alamo, bambino a Maratona, ogni idea,l'ultima, era buona. Ho tradito sempre tutti, tutti mi hanno perdonato; non l'ho fatto e mi hanno fucilato".

In "Ninni" l'autore immagina un incontro "fantascientifico" di sè stesso adulto con sè stesso bambino ed i suoi genitori "giovani" a distanza di una ventina d'anni su un treno: si guarda dunque al passato con una certa dose di nostalgia; in "Dentro gli occhi" si immagina invece un dialogo fra una persona da giovane e la stessa persona da vecchio: si guarda in questo caso al futuro con una certa dose di pessimismo e rassegnazione. In questi due pezzi è molto presente la componente sogno-fantasia-realtà descritta precedentemente, e non a caso a mio parere sono due dei pezzi più belli dell'intero canzoniere vecchioniano. In "Signor giudice", partendo da una sua vicenda personale, Vecchioni denuncia la lungaggine del sistema giudiziario italiano: purtroppo la situazione attuale non mi pare molto diversa da quella del 1979, anno di pubblicazione del brano. L'autore venne infatti accusato da uno spettatore di un suo concerto di avergli offerto uno spinello durante lo stesso. Tale accusa sarà destinata a cadere completamente e Vecchioni sarà assolto, ma nell'attesa della decisione del giudice che tardava ad arrivare in quanto lo stesso era in ferie, dovette trascorrere alcuni giorni in prigione a Marsala, in Sicilia. Da qui tutta la sua acredine e la sua invettiva contro lo stesso giudice ma anche, come detto, contro il sistema giudiziario italiano nel suo complesso, "condite" da molta ironia e sarcasmo: "Signor giudice, le stelle sono chiare per chi le può vedere, magari stando al mare. Signor giudice, chissà, chissà che sole: si copra per favore che le può fare male. Immaginiamo che avrà cose più grandi di noi, forse una moglie troppo giovane e ci scusiamo con lei d'importunarla così, ma ci capisca, in fondo siamo uomini così così". Per fortuna non manca qualche momento di rilassatezza e di spensieratezza, come nel brano "Il grande sogno": "Voglio Pepita Moreno, la diva del jazz, voglio ballarle sul seno nell'atrio del Ritz". Chiudono il lotto due evergreen di Vecchioni e della musica italiana tutta, presenti in tutti i suoi live: "Samarcanda" e "Luci a San Siro", i quali penso non abbiano bisogno di presentazioni.

Concludendo, direi che si tratta di un più che buon live, che spazia fra molti periodi e dunque fra molte tematiche tutte molto interessanti, il quale fra l'altro vendette benissimo all'epoca della sua uscita; non metto il massimo dei voti solo perchè gli preferisco, anche se di poco, il successivo live "Canzoni e cicogne" del 2000.

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