Dante, Petrarca e Boccaccio. Le 'Tre Corone' della letteratura italiana, che c'entra? Niente se non con l'analogia del numero 3, relativo stavolta ai diamanti scorti nella canzone d'arte italiana: 'Radici', 'Elisir', e quello forse definitivo, inimitabile ed inarrivabile a prescindere: 'La buona novella'.

Ora non stiamo a fare ognuno la propria classifica, e non mi tirate le orecchie per l'LP che amate e che non ho inserito o per non avere i vostri stessi gusti (sarebbe folle che fossimo tutti d'accordo!), provo a spiegare il perché ho inserito 'Elisir' tra questi bellissimi momenti della musica italiana.

Uno dei pochi tentativi di 'concept-album' da parte di Vecchioni, che proprio da dopo questo disco comincerà ad usare una forte componente autobiografico, rendendo gli album spesso dei 'resoconti' della sua rocambolesca vita sentimentale (soprattutto 'Montecristo'), qui abbiamo un Vecchioni ancora puro, che non deve molto spazio alle sue vicende personali invadenti e spiacevoli, cosa che peserà molto su 'Samarcanda' rendendolo un disco un po' semplice ed asciutto proprio per questo.

L'elisir è il viaggio verso l'ignoto, la sfida a ciò che non si conosce, sempre a testa alta nonostante la totale incapacità di capire cosa sarà. Nella recensione de 'L'isola non trovata' accennavo ai 'viaggi' di Guccini e di Vecchioni, che infatti sono molto diversi. Quello di Guccini, verso un'isola non trovata, è un viaggio cupo e disperato, un vagare tra le tenebre, con canzoni 'di notte', senza meta, senza senso se non l'esorcizzare le paure del vivere quotidiano e le sue volgarità. Non si può non parlare dell'LP 'Guccini', in cui 'Argentina' è un po' il resoconto di questa dissennatezza del viaggiare, ma soprattutto si possono confrontare due viaggiatori modello: 'Gulliver', cioè chi dedica la vita al viaggio, e tornato a casa si trova in mano soltanto 'gusci di parole', che è quello che resta delle sue avventure infinite; e 'Velasquez' che incontriamo invece in questo album, che è il viaggiatore di sempre, quello che continua a viaggiare e deve convincere la ciurma a seguirlo, perché solo col viaggio ci si muove, perché stare fermi è morire, ed una risposta (che non può arrivare) la si deve cercare. L'elisir, il rimedio alle 'ipertensioni' di due anni prima, è per Vecchioni la lotta, la forte fede in valori di umanità e gentilezza, la lotta fatta soprattutto per e con gli altri. Capisco di avere detto molto, ma soprattutto molto è ciò che non ho detto e non dirò, di 'Velasquez'.

Nell'album incontriamo diversi punti di riferimento, non dimentichiamo l'ossessione per la coerenza artistica, tema che coinvolge molti dei lavori 'antichi' di Vecchioni: questi sono Rimbaud, nel brano A.R. (cioè andata e ritorno), il musicista fedele alla propria arte, puro ed estraneo ai compromessi (Il suonatore è stanco) e addirittura Guccini (Canzone per Francesco), quest'ultima canzone ha diverse sfaccettature, oltre al forte sentimentalismo, ancora non una componente fortissima in Vecchioni, c'è il profilo di una figura 'mitica', assimilata in sé per i parallelismi con le qualità dell'autore e la sua storia, stavolta è una figura amicale, per di più in difficoltà, il brano è una 'risposta' alla bellissima 'Canzone per Piero', tra l'altro entrambe le canzoni terminano con la parola 'male'.

Volevo dirlo ma l'ho dimenticato. Oltre che pieno di bellissime canzoni, ben quattro ancora oggi è possibile ascoltarle (almeno a me è capitato) dal vivo, dopo quarant'anni; oltre che un disco 'concettuale' che quindi ha una storia individuale e coerente; è anche l'album che sceglierei se fossi costretto a raccontare Vecchioni tramite uno solo dei suoi LP. Qui c'è tutto, o quasi, del professore, e se vi piace questo tipo di taglio, in cui si chiude l'intera produzione di un artista in un LP o un brano (cosa che ho sentito a proposito di 'Smisurata preghiera' e che ritengo ridicola), invece qui potrei quasi dire che c'è un brano che è 'il' brano, quello dove c'è tutto Vecchioni, tutta la sua forza artistica e la gentilezza poetica, cioè 'Figlia'.

"...e i sogni, i sogni, i sogni vengono dal mare

per tutti quelli che han sempre scelto di sbagliare..."

un invito a sognare, a voler costruire anche quando la convenzione ci vuole in torto. Un discorso non diverso da quello fatto in 'Sogna ragazzo sogna', più di trenta anni dopo:

"...lasciali dire che, al mondo, quelli come te, perderanno sempre..."

In più quest'ultimo è un brano scritto in occasione della pensione e dell'addio, quindi, ai ragazzi. Ed di 'Figlia' dice proprio che "...è una canzone che dedico volentieri ai miei studenti...

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