Prima di cominciare volevo ricordare agli utenti che questo disco è stato già recensito, prima di me, da un altro utente, cioè Pibroch. Lo dico per correttezza, perché è un passaggio che ho ignorato in una delle ultime recensioni che ho scritto per questo sito, mea culpa, ma è pure vero che fino ad ora ho recensito quasi solamente album fino a quel momento assenti.

Perché scrivere ancora di 'Hollywood Hollywood'?! Di motivi ce ne sono! Intanto perché per me si merita un bel 9.

Questo LP è l'ultimo prima de 'Il grande sogno', considerato (secondo una tesi presente, da qualche parte, proprio su questo sito) lo spartiacque nella carriera del prof., è una tesi che condivido, soprattutto se si divide la sua produzione a seconda del tema, volta per volta, importante: cioè l'amore non corrisposto, o sentito come assenza (che caratterizza gli album dei '70 e fino a questo qui), e l'amore corrisposto, realizzato e meno idealizzato (che parte da 'Il grande sogno' per trovare riscontro importante in molte canzoni successive).

Con 'Hollywood Hollywood' finisce appunto la prima parte, termina il suo momento migliore (parere personale), ma finisce anche una specie di piccolo grande romanzo pseudo autobiografico, iniziato già involontariamente con 'Irene', qualche anno prima. La compagna del prof. sarà spesso una figura presente e rilevante, tanto da caratterizzare buona parte degli album degli anni '70. La loro storia termina, e la vicenda artistica culmina nell'LP 'Montecristo', questo qui, che lo segue, consiste proprio nei titoli di coda e nelle considerazioni finali.

Titoli di coda, appunto, perché alla storia personale si affianca il pretesto dello sviluppare un tema in particolare: il cinema; e l'idea per cui, spesso, ciò che ci capita, che ci sembra grande ed importante, è la proiezione di qualcosa che avviene in noi, di una storia nostra, che non per forza è condivisa, o vissuta allo stesso modo, da un partner o chiunque sia coinvolto. Quanto questa considerazione sia a proposito della sua storia personale con la compagna? Il disco sembra dire molto; succo dell'album è proprio il riprendersi le proprie cose, tornare a vedere la realtà per ciò che è, non per la finzione scenica che ci è (ci sarebbe) tanto piaciuta. Un amore è finito male, ora che le acque sono calme è il momento di capire quanta verità ci fosse e quanto invece possa essere stato tutto un grande spettacolo montato dalla tendenza ad idealizzare tipica delle persone che, durante l'infanzia, sono state molto legate alla mamma.

I brani sono pochi, tutti irresistibili: la celeberrima 'Dentro agli occhi', ancora oggi quasi sempre in scaletta, molto ermetica ed ambigua (il protagonista incontra e dialoga con sé da vecchio, oppure è il protagonista un vecchio che incontra sé da giovane?) in ogni caso il punto d'incontro dei due personaggi sono gli occhi, gli unici organi a non cambiare, e dove è possibile ritrovare la persona che si è lasciata, anche tanto tempo fa.

'Sestri Levante' è uno dei brani che esprime di più le teorie un pò stravaganti di qualche rigo più su: la storia è già finita, restano il tempo e la lucidità per guardare quel periodo veramente da fuori, e chiedersi se si stava amando una donna o solo noi stessi.

'Casa dolce casa' è il brano in cui è espresso meglio il senso di precarietà, anzi, piuttosto di transizione, che si avverte in ogni frase, in ogni accordo, dell'album. La chiave per capire l'LP è rintracciabile proprio leggendo tra le righe di alcuni versi di questo brano:

"Casa nuova, casa mia, dove forse qualcuno sta aspettando

noi due faremo un viaggio grande intorno al mondo.

Casa vecchia, casa mia, se la notte qualcuno fa l'amore

fa pure finta di dormire insieme a me."

La casa insomma, da simbolo, seppure dolce, di un rapporto difficile, ostile, diventa finalmente 'vecchia', passata, in vista, magari di una casa nuova, di un nuovo amore o forse solo di una nuova idea dell'amore.

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