Il nuovo lavoro di Roberto Vecchioni è uscito nelle ultime settimane, accolto fra squilli di trombe in un improbabile trasmissione dedicata alle previsioni del tempo. Io però volevo parlare di questo "Ipertensione" datato 1975; insomma del nuovo lavoro non mi importa poi molto.

Questo album è il primo di Roberto per la nuova etichetta (Philips) otto milioni per tre anni e tre album che poi fruttarono nel '77 l'hit "Samarcanda". "Irene" una ballata quasi west coast coverizza abilmente "Try to Fall in Love" del canadese Norman Des Rosier, il tema familiare e l'odio per i suoceri sempre presenti fra lui e la moglie vengono semplicemente massacrati nel testo, fino a renderli due gufi.

"I gufi che porti sulla spalla tua
ti mangiano gli occhi e non li mandi via
.....
è una vita che ti dicono:
"Da sola tu non puoi"
che ti dicono: "poi ci ringrazierai..."*

Roberto ebbe modo di dire "Non sopportavo la mancanza di obiettivi di queste persone levatine. Lui lo consideravo un povero vegetale portato avanti dagli eventi. Lei donna assolutamente priva di emozioni, intenta solo ad accumulare e a scalare socialmente la vita"**. Tant'è che nel testo Roberto esorta Irene a prendere il treno anche se la destinazione la saprà solo una volta partita.

"Oh certo che può sembrare inutile
una stazione a chi non parte mai
ma i treni che davvero portan via
non han fiori sui sedili
ma da fuori non lo sai
devi entrarci per sapere dove vai
Irene non aspettare più"
*

In "Canzone per Laura" di chiara ispirazione petrarchesca viene rappresentato il bambino che è dentro di noi. Ancora ferito per la fine dell'Amore*** con Adriana riversa tutta la sua disillusione nel "circo del pensateci un po' voi"* e come un Riccardo II che lascia la sua guerra anch'egli abbandona le lotte e i divertimenti per inventarsi un viaggio come novello Marco Polo, più che Mrco Polo sembra Salgari in fondo lui (Salgari) la Malesia non l'aveva mai vista, "ma Laura poi non crede, non crede più"*

"Fu re Riccardo il primo che
salutò la compagnia,
si tolse l'elmo e disse tiè...
... Marco Polo li fregò
doge moglie Turchi e idee
partì da Chioggcia ed arrivò
non più giù di Bari...."
*

"I Poeti" da sola occupa tre pagine del libro Voci a San Siro** di Sergio Secondiano Sacchi della Arcana editrice, scritta in origine per il gruppo di teatro-cabaret I Pan Brumisti, qui viene accorciata e trasformata in una sorta di filastrocca eliminando tutti gli incisi dove sparava a tutto spiano. Ma, come diceva Trotzkij "com'è noto agli artiglieri questo tiro dà le più scarse probabilità di fare centro e si ripercuote nel modo più grave sul cannone"

"I poeti si fanno le pippe
coi loro ricordi
la casa, la mamma, le cose che perdi
e poi strisciano sui congiuntivi
se fossi, se avessi, se avessi e se fossi,
se fossimo vivi poeti si fanno le pippe
coi loro ricordi
la casa, la mamma, le cose che perdi
e poi strisciano sui congiuntivi
se fossi, se avessi, se avessi e se fossi,
se fossimo vivi"
*

"Canzonenoznac" è un assurdo palindromo dove i leader politici così diversi si raccontano come in un gioco di specchi, abbiamo un leader della parta scura con la barba al mento, mentre l'opposto leader ha una cicatrice a forma di radice, nei versi finali si svela il gioco enigmistico fatto di sdoppiamenti di personalità in cui Roberto nella sua lunghissima carriera ci ha abituato, ricordato l'occhio azzurro e l'altro blu?

"Si sentì stanco e in quel momento
tolse la barba e sopra il mento
apparve a forma di radice
quella sua vecchia cicatrice"
*

Alighieri ispirata a una lirica di Mario Benedetti (Dattilografo). Il testo a tratti diventa incomprensibile con riferimenti e frasi prese dalla vita di ogni giorno, spezzoni di lezioni letterarie, frasi da poker e amenità simili fino a chiudere con lo struggente

"e poi gli anni e poi..
non ne ho voglia sai...
non ti aspetto più"...
*

presa completamente dal Benedetti.

"Tutta La Vita In Un Sogno" sembra quasi un film rumori di vecchie trasmissioni radiofoniche, elezione di miss Italia, inni bandistici, comizi hitleriani vengono mixati in un unico calderone fino alla frase finale che dà il titolo al brano.Con "Pesci nelle Orecchie" si chiude questo sofferto lavoro le tensioni, le sconfitte le umiliazioni subite sono lì tutte infilate nella cavità auricolare e quanta fatica che si fa per toglierle sai contarli si ma toglierli?

"E forse invidio i giovani
che sanno sempre tutto già
il vero il bello il giusto quel che
ha un senso e quel che non ne ha
si fanno addosso frasi
che continuamente applaudono
le loro stanze non han muri
questo no
ma per entrarci
paghi i loro io lo so"*

"Bisogna vedere di fare un certo distinguo tra cantautore e cantautore; c'è chi parte parte diritto per una lotta progressista e c'è chi rimane un po' infangato, c'è chi si lascia prendere dal suo egocentrismo, da un certo esibizionismo che è tipico di quasi tutti i cantautori italiani, anche di quelli carpentieri di di giaculatorie intelletuali e di quelli che fanno della parola il mostro sacro della loro attività."**

* testi di Vecchioni

** dal libro "Voci a San Siro"** di Sergio Secondiano Sacchi della Arcana editrice (pagg da 87 a 96)

*** amore con la A maiuscola

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