Per amore mio (Ultimi Giorni di Sancho P.)
Dopo l'insuccesso commerciale di "Ippopotami", si rompe con "Milady" il lungo sodalizio tra Vecchioni e lo storico produttore Michelangelo Romano, che proprio con gli ultimi dischi stava assumendo una figura che va ben oltre quella di produttore. Il ruolo di Romano infatti stava prendendo il sopravvento sia per quanto riguarda i testi, sia per quanto riguarda le copertine dei dischi.
Possiamo infatti notare in un disco quale "Ippopotami", come la mano di Romano risulti predominante, infatti ben otto canzoni su dieci sono cofirmate da lui, cosi come anche la copertina, insieme ad Andrea Pazienza.
Con questo disco dal titolo "Per amore mio (Ultimi Giorni di Sancho P.)" la figura di Michelangelo viene definitivamente sostituita con quella di Mauro Paoluzzi, che compare oltre che come musicista, anche come veste di produttore, senonchè come coautore in due brani del disco.
Il tema centrale dell'album, come del resto in gran parte della discografia Vecchioniana è "il sogno", inteso come vero e proprio completamento della vita di ogni uomo.
Vecchioni può essere di conseguenza definito come un "grande sognatore", oppure in maniera molto più specifica, restando coerenti anche con la sua scelta professionale di insegnante liceale, come un "Maestro di sogni". Un uomo quindi che sceglie come missione della propria esistenza quello di tramandare ed insegnare ai proprio alunni, "la magia della vità" e le proprie passioni, come la poesia, la letteratura, il mito, la novella, il racconto e tanti altri sogni che fanno della vita uno stupefacente viaggio alla ricerca di se stessi.
Detto questo vorrei ricordare l'ultimo commovente passaggio di una recente canzone del professore che ci esplica in maniera straordinaria questo concetto: "sogna ragazzo sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu". (Sogna Ragazzo Sogna 1999)
Vecchioni quindi definisce e ricama le basi, dalle quali intraprendere questo meraviglioso viaggio verso l'esistenza, che comincia con l'animalesca "Horses", una canzone piena di voglia di vivere, nella quale un cavallo, da sempre animale prediletto dal professore e che rispecchia benissimo quell'anima combattiva e travagliante di tanti uomini, comincia ad apprendere dal padre i primi rudimenti della vita e della sua mirabolante bellezza: "Là in fondo un invisibile traguardo, perchè vincere è sognare, e lui correva correva, 'Muovi le zampe', gridava, 'Vediamo cosa sai fare'". In "Tema del soldato eterno e degli Aironi" vengono toccati i profondi temi della guerra e della ragione di tanto male nel mondo. Ci narra la storia di un soldato, che ha combattuto in tutte le battaglie, appunto eterno, da Waterloo a Maratona, da Alamo alla Crimea, ma che non ha mai compreso la vera essenza di tutto ciò e il perchè di tutte queste sofferenze, allo stesso modo simili a lui sono gli Aironi incapaci di comprendere fino in fondo l'enormita del cielo. La risposta a tutto questo sembra però esserci e sembra trovarsi in una misteriosa aura femminile, ma si rivela essere solamente un'illusione o meglio un sogno, creato dal soldato stesso per esorcizzare questo male di vivere, come si può inoltre dedurre dagli ultimi versi:"Passerà settembre passerà novembre, io non tornerò, non mancava poco no non era un gioco non ti abbraccierò, amore amore è inutile io ti ho inventata e non ci sei"
La verità del soldato eterno è quindi cercata in una simil figura di donna, considerata nel contesto dell'album come simbolo di innocenza e di saggezza, e quindi come sola possibilità di evasione e di salvezza da un mondo folle, imperniato di guerre e di uccisioni, di cui la causa siamo proprio noi uomini con la nostra bramosia di potere, di gloria e di denaro.
Dedicata proprio a questa figura di donna e la canzone "Piccole Donne Crescono" che ci mostra la storica conflittualità che da sempre attanaglia gli uomini e le donne che come abbiamo detto sono l'unica fonte di sapienza su questa terra:
"Piccole donne crescono, piccoli uomini sotto le gonne si nascondono, scrivono pagine di Storia che non muoiono, poi se le ingoiano / Piccole donne amano, piccoli uomini sotto le gonne si masturbano, forse gli invidiano il segreto di far nascere e si distruggono"Fra tutte queste conflittualità il protagonista della canzone dice di ricordare l'unico momento in cui vi è un incontro paritario fra uomo e donna, un dolcissimo bacio da tanto aspettato e sognato.
Anche l'impegno patriottico del Cavaliere protagonista di "Lamento di un Cavaliere dell'Ordine di Rosacroce" riconosce all'universo femminile quella capacità di guardare al di là degli avvenimenti del mondo: "Donna mia, tu sei l'unica idea dentro questa follia, nella notte che scompare il capriolo".
Guai quindi a smarrire questa fonte inesauribile di sogni, se non poi per finire col rimpiangerla:
"Che dire di lei ora che il tempo non ha più carezze. . . / che dirne oramai che non è più vicina ne lontana. . . / e che dire di me che chiudo gli occhi e solo tu sei vera" (Che dire di lei)
Sembra invece appena saltato fuori dal romanzo di Cervantes il Sancho Panza protagonista della title - track che ci viene a narrare la sue strabilianti imprese compiute per amore di se stesso, della vita e di Dulcinea, quasi a volersi prendere una rivalsa nei confronti del vero eroe protagonista del romanzo, quale un certo Don Chisciotte.
Struggente dedica è invece "Tommy", che ci parla di un amico dentista morto suicida al quale Vecchioni era molto legato. Il dolore di questa perdita viene espresso direttamente all'altissimo, al quale si chiede di dare amore e consolazione a questa triste anima. Se vi state chiedendo il perchè di tale insano gesto i versi della canzone parlano da soli: "Tommy non aveva niente da sognare, aveva gia passato tutto il suo avvenire, nel suo giardino degli alberi incrociati dove i dolori non sono segnati"
In definitiva si possono suddivire gli essere umani in due grandi gruppi, "Quelli belli come noi", eterni sognatori, capaci di viaggiare e volare attraverso la mente, capaci di non perdere mai la speranza, e di continuare a credere nella vità e "quelli brutti come voi", senza più né sogni, né ideali, né speranze, "sempre svegli a colazione, sempre pronti ad un'emozione che non proverete mai". Dopotutto "L'importante è chi il sogno c'è là più grande" ("Il grande sogno" 1984)Carico i commenti... con calma