Avevo giurato a me stesso, circa due anni fa, che non avrei più ascoltato musica italiana. Non perchè non la ritenessi all'altezza di ciò che ascoltavo all'epoca, o di ciò che ascolto ancora adesso, ma per il semplice fatto che non riuscivo a rispecchiarmi in nessuna canzone. Neanche una, riusciva a dami le stesse sensazioni che altre invece riuscivano a darmi. Provai di tutto, ma non riusciva a piacermi niente. Dai classici, De Andrè, Francesco Guccini, Lucio Dalla, De Gregori, fino ai più moderni, ma gran parte di questi mi faceva ancora più odiare il genere, se possibile.
Ricordo però con chiarezza, che fin dall'infanzia rimasi legato a una canzone, le cui strofe, l'atmosfera, e il ritornello mi rimasero fissi nella mente fino ad oggi, perfino ora mentre sto scrivendo queste righe. Si tratta di "Figlio, Figlio, Figlio", di Roberto Vecchioni, cantautore che non ho mai ben ascoltato, del quale conosco solamente questa canzone e ricordo qualche frase di "Samarcanda", ma che per il resto ignoravo completamente. Ricordo anche che fu mio padre a farmi sentire quella canzone, e ancora oggi non riesco a togliermi dalla testa lo sguardo che mi diede per quei 4 minuti, riflessivo e attento, mentre io ascoltavo. Ma forse sono anche io che non voglio togliere quel ricordo.
Decisi tempo fa quindi, di interrompere quel silenzio fra me e la musica italiana, ascoltando un album a caso di Vecchioni. Optati per "Sogna Ragazzo, Sogna". Scelta non casuale, visto che a copertina mi affascinò dal primo momento. Non sprecherò tempo a spiegare canzone per canzone, perchè sarebbe alquanto inutile e noioso, ma in quell'ora scarsa di ascolto, mi sono sentito come se fossi tornato indietro di due anni. Ascoltavo quell'album praticamente ogni giorno, perchè la voglia di rivivere quegli anni era tanta. Sentivo come se, riascoltando e riascoltando, si formasse in me un qualcosa che fino ad ora mi è mancato.
E' stata come una sorta di riappacificazione con un tipo di musica che avevo completamente lasciato da parte, ed è pazzesco come un paio di ascolti possano farti provare tutto ciò. Nel sentire questo CD, ho potuto rivivere quei tempi in cui ascoltavo musica italiana sporadicamente, senza prestare una grande attenzione, ma che è riuscita a lasciare un ricordo che a distanza di tempo sono andato a rivivere. Chiedo scusa per non aver parlato granchè dell'album, ma mi viene veramente difficile elencare le caratteristiche oggettive di questo disco, poichè tutto quello che mi ha lasciato ricade in gran parte sulla mia persona, ma spero comunque che riusciata ad apprezzare.
"E la vita è così forte, che attraversa i muri per farsi vedere
La vita è così vera, che sembra impossibile doverla lasciare
La vita è così grande, che quando sarai sul punto di morire
Pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire."
Carico i commenti... con calma