"Dedico quest'album alla memoria di mio padre Charles, colui che mi ha dato questa voce...". E' quanto scritto nel libretto di questo dischetto... apperò! E allora uno passa a sentirsela, questa benedetta voce, ben presto convenendo che la tipa ha ragione a non fare la modesta: gran cantante questa misconosciuta biondina di Brooklin... in un paio di episodi di quest'album (il quarto di carriera, uscito nel 1994) c'è pure da farsi venire la pelle di cappone, se si è un minimo romantici.

La carriera della Beck, oggi sessantenne, è sparpagliata e discontinua. Esordì senza molta fortuna a fine anni settanta, per poi centrare il successo con un comeback di ben dieci anni dopo, affermandosi soprattutto in Inghilterra e in Germania ma assai di meno nel continente natìo. Dopodiché si sposò il cantante degli House of Lords James Christian e passò senz'altro alla riproduzione della specie nonché alla sua educazione, tornando infine in tempi relativamente recenti a pubblicare nuovi lavori, esibendo diverse rughette in più ma la stessa, strepitosa emissione vocale.

"Can't Get Off" è di gran lunga il suo lascito più riuscito, a mio giudizio uno dei migliori dischi AOR con protagonista una voce femminile. La produzione equilibrata e nitida, le idee compositive semplici e chiare, la copiosa classe e misura di tutti gli strumentisti coinvolti, una buona media nell'ispirazione melodica e soprattutto un paio di brani indimenticabili depongono verso questa tesi.

Il primo di essi s'intitola "Don't Try To Find Love" ed è aperto dai rintocchi di pianoforte che  introducono il cuore spezzato di Robin, il quale si svela e commuove attraverso parole bellissime sospinte da una voce da accapponare la pelle: "Non metterti in cerca dell'amore, spesso è crudele farlo. Lascia che succeda naturalmente, che esso trovi la strada verso di te. Non cercarlo, fai in modo che ti trovi lui..." . Quattro minuti consigliati a tutte quelle, e quelli, che si devono riprendere da una cocente fregatura sentimentale.

Altra meravigliosa canzone d'amore è "Whenever You Close Your Eyes", con un refrain iper romantico dall'amplissima escursione melodica sopra il tappeto soffice del piano elettrico,  degli strings e del basso fretless. C'è pure incastonato un breve, ma stupendo assolo di chitarra acustica.

Il resto del disco si dispiega fra AOR di medio/alto appeal tipo l'apertura "Footsteps in The Rain" oppure una "Loving You Is Wrong" condita dall'armonica, svaria verso il pop rock'n'roll un po' in stile Fletwood Mac della canzone che intitola l'album e della subito seguente  "Strange Love", si carica di sfumature rhythm&blues in "Can't Get You Out Of My Heart" ovvero si risolve in ballate avvolgenti come  "Close To You" e "Pleasure & Pain", molto in stile Heart.

La cantante del gruppo appena citato Ann Wilson può essere senz'altro presa a punto di riferimento per inquadrare lo stile di Robin Beck. Ann è senz'altro più potente ed irruenta, ma mi azzardo a dar preferenza alla biondina newyorkese, in ragione ad esempio delle sfumature che è capace di tirare fuori quando spinge verso gli acuti: il timbro le si arrochisce un po', in una maniera tutta sua che personalmente mi fa impazzire e mi fa venir voglia di... sposarla. Sentitela nei ritornelli di "November Blue", l'episodio che chiude il lavoro: un vibrato da sballo, beato James Christian che ce l'ha in casa...
Carico i commenti...  con calma