Oh ma guarda un po', una novità, anzi, di più, un esordio assoluto! (più o meno, questo sarebbe solo un antipasto, sperando che la portata principale arrivi al più presto) Roba bella, vero? Assolutamente si, stavolta si. Questa intro, tutt'altro che casuale, è una (tronfia e compiaciuta) autocitazione della mia recensione di settimana scorsa, quella in cui (s)parlavo degli Years & Years: un po' scouting tra i nomi emergenti non fa mai male, pescando a random con qualche occasionale suggerimento del mio Guru e punto di riferimento in materia, vale a dire il celebratissimo musicologo e scrittore Prof. Dott. Caso può capitare di imbattersi in bidonazzi inascoltabili, ma anche in novità assai pregevoli, spesso più difficili da scovare, come appunto questi Roboteyes. E per questa piacevole e fortuita scoperta devo ringraziare unicamente il caso e... Klaus Nomi. Già, proprio Klaus Nomi, questi "underdogs" canadesi hanno avuto l'ardire di coverizzare nientemeno che "Total Eclipse"; in passato ci avevano già provato i Rosenstolz con la collaborazione di Marc Almond, con esiti ben poco entusiasmanti, gli assai meno blasonati Roboteyes hanno saputo fare molto, ma molto meglio grazie soprattutto alla splendida performance della ragazza cicciottella che vedete ritratta in copertina, tale Kate LaDeuce.

Ovviamente mi sono messo seduta stante sulle tracce di questa "synthpop band from Canada", scoprendo che, ad oggi, i Roboteyes sono ancora un oggetto misterioso, la cui produzione si limita ad un paio di EP, tra cui appunto questo "True Love In Modern Stereo" uscito proprio quest'anno. Un sicuro viatico verso il primo album, o almeno questa è la mia speranza; dipendesse da me sarebbero già in heavy rotation ma, conoscendo la mentalità mediocre, l'ottusità e la miopia più e più volte dimostrate dai pezzi grossi dell'industria discografica, (i Rational Youth, tra l'altro connazionali dei nostri, potrebbero testimoniarlo, ed è solo uno delle centinaia di possibili esempi), la cosa non è per nulla scontata. Comunque vada, le cinque canzoni di questo EP bastano per affermare che qui il potenziale c'è, ed è pure dirompente. Sia chiaro, non è il caso di gridare al miracolo, però...

Le strade che i Roboteyes stanno cominciando a percorrere sono già state battute da molti altri prima di loro, ma c'è modo e modo di essere derivativi: si possono fare le cose per bene, mettendoci slancio e personalità, si può vivacchiare senza infamia nè lode, si può fare schifo, e "True Love In Modern Stereo" è un bell'esempio del primo caso. Caratteristiche salienti: un sound molto immediato e piacevolmente vario, più che synth-pop tout court lo definirei un brioso pop rock con forti venature synth; Kate LaDeuce fà un po' la parte dell'asso pigliatutto a livello di immagine, (probabilmente i Roboteyes sono a tutti gli effetti cosa sua), ma c'è anche un chitarrista che si fa sentire incidendo in maniera determinante sullo stile del gruppo, tanto quanto le tastiere, e poi ovviamente la vocalità esplosiva e polarizzante della frontwoman. Ovvio, cantare "Total Eclipse" in quel modo non è cosa da tutti, e il materiale proprio non fa che confermarne la bravura: KLD è una Cyndi Lauper, ne condivide la grinta e la vivacità, ma con un timbro meno acuto e più corposo, non per questo meno caratterizzante e riconoscibile.

Un-due-tre-quattro-cinque, senza mai sbagliare un colpo: "In Flames", dominata da sonorità elettroniche, "Coattails", con quel cantato soulful che richiama un po' certe cose dell'ultima P!nk, "Call My Name", adorabile, di stampo prettamente 80's lauperiano, "Waiting And Watching", un midtempo avvolgente e di ottima classe e infine "Change For Me", ballad malinconica e interpretata con la giusta dose di teatralità. Canzoni che impattano subito, si appiccicano addosso con assoluta naturalezza, divertendo e convincendo pienamente, grazie soprattutto ad un eccellente gusto melodico e un approccio fresco, stiloso e "alla mano", assolutamente non pretenzioso. Semplicemente Pop fatto bene, tutto qui, non serve aggiungere nessuna insulsa etichettina, scusate per il track-by-track ma in questo caso ci può benissimo stare.

E sarà veramente interessante osservare come si evolverà la situazione per Kate LaDeuce e compari: nel caso confermassero pienamente le potenzialità espresse in questo EP, ottenendo un meritato successo, potrò "vantarmi" di averli segnalati in anticipo, quello di cui sono certo è che, visti e considerati certi indegni che bazzicano nel giro grosso, sarebbe scandaloso se le potenzialità dei Roboteyes rimanessero confinate in ambiti marginali. L'ideale sarebbe riuscire a crearsi una dimensione propria, nel mainstream ma in posizione defilata, un po' come Little Boots, Robyn, i Saint Etienne per citare l'esempio massimo; non è affatto facile, servono sia la fortuna che il cervello. Ma ad oggi questo è solo un ragionare su possibili ipotesi, meglio concentrarsi sul dato certo, ovvero "True Love In Modern Stereo", che tra l'altro nell'insopportabile afa estiva ha un gradevolissimo effetto rinfescante.


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