"Hitchcock si sta trasformando da Syd Barrett in John Lennon", sarà anche una provocazione divertente, ma i tentativi barrettiani di Robyn mi hanno sempre destato un certo imbarazzo, invece Moss Elixir è un album ben strutturato, non più "beatlesiano" o falsario di buona parte dell'operato degli Egyptians (i picchi più scandalosi rimangono su Element of Light); la mancanza di hooks melodici, che tanto scandalizza Scaruffi qui, obbliga ad un ascolto ripetuto: Heliotrope, Filthy Bird, Sinister But She Was Happy sono gemme dell'intera carriera, arrangiate peraltro con scabra sapienza timbrica (la sonorità è particolarmente curata, forse per maggiore disponibilità di tempo e fondi dovuta al passaggio alla Warner Bros.); altrove si respira una buona aria di competente cantautorato, come in Beautiful Queen, The Speed of Things (semigospel rurale nello stile di Each of Her Silver Wands).
Un paio di scivoloni (in primis la vergognosa Alright, Yeah) si lascia perdonare.
Questi non sono i Soft Boys e non è il menestrello squinternato di Eye, questo è l'Hitchcock maturo.
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