Stampato in Germania nel 1975 su un bel vinile di colore arancione, questo disco rappresenta forse l'opera più completa di Stewart, a metà tra l'incoscienza e l'immediatezza dei primi lavori e il mestiere e la furbizia delle successive vite artistiche del nostro.

Rod Stewart inizia come cantante di Rithm & Blues nei locali di Londra, inizia dopo aver abbandonato una promettente carriera da calciatore nella natia Scozia. Affina sempre più uno stile, una voce ed un carisma personali, e nel giro di qualche tempo Rod Stewart mette d'accordo gli ascoltatori di tutta Europa. Una voce roca e grintosa, una grande capacità di trasporto, avevano sino ai primi anni del 1970 ammaliato il pubblico europeo; ora la sfida per Stewart divenivano gli States. Sfida assolta con "Atlantic Crossing", Album che già dal titolo racconta una storia.

Questo album è un vero e proprio spartiacque nella carriera di Rod Stewart, l'avvicinamento agli USA, il rapido progredire del successo trasformeranno presto Rod in una star dello spettacolo e del gossip. Partito come credibile e solido interprete della tradizione americana, Stewart tra il 1970 e il decennio successivo diviene sempre più star alla deriva, sempre più affermato divo dello starlet system e sempre più lontano dalla musica rock che ne aveva marcato le origini. Gli album più popolari di Rod Stewart (Do ya think I'm sexy & Co.) sono per la verità i meno rappresentativi e non mantengono la dignità e l'ottimo livello di lavori come "Atlantic Crossing"; furono quelle operazioni commerciali a cui Stewart prestò solo la faccia. Bisognerà attendere gli anni '90 per ritrovare un Rod acqua e sapone, scevro d'ogni orpello e d'ogni brama, nell'album "Unplugged & Seated". Disco ricco del talento e dell'entusiasmo che mai son mancati e dei grandi brani composti nei primi anni della carriera con gli Small Faces e Ron Wood.

"Atlantic Crossing", come dicevo, segna il passaggio dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti d'America, segna un affinamento dei suoni, una miglior produzione e regia del lavoro. Stewart in gran vena alterna momenti Rock, ad altri più bluesy e Soul. Ci sono perle di autentica bellezza, canzoni nate per divenire in breve tempo dei classici della tradizione internazionale, si pensi a Sailing, Still love you, I don't want to talk about it, It's not the spotlight. Da segnalare anche Drift away con il suo bel fuzzy-reggae, Stone cold sober e All right for an hour che sono due tra i momenti più frizzanti del disco. Un lavoro molteplice, ben assortito, estremamente levigato, ancora figlio del suono e della produzione analogica, lontano dalle distorsioni elettroniche degli anni a seguire. Infine, un lavoro di buon song-writing che non lascia mai cadere l'interesse, l'attenzione e tiene viva una certa tensione emotiva, un disco che riascoltato oggi, a distanza di decenni, da ancora quella bella sensazione di pane fragrante.

Su vinile quest'album raggiunge oggi il valore di 40-60 euro, ed è questo il miglior voto che gli si possa dare.

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