ATTENZIONE, QUESTA RECENSIONE NON CONTIENE SPAM, MA SOLO I CLICHE’ PIU’ BIECHI CHE SI POSSONO RISCONTRARE AL CNEMA DURANTE UN HORROR/THRILLER MOVIE.
Era una notte buia e tempestosa. Più precisamente un sabato sera buio, freddo e piovoso. La compagnia con la quale sono uscito è composta dalla classica coppia di fidanzati che ora non si ricordano neanche più perché sono insieme e disquisiscono su tutto, il ragazzo sfigatissimo/zerbino in libera uscita perché la morosa (brutta) è a una cena con delle amiche e il mitico playboy del bar che non aveva voglia di uscire a locali per paura che la pioggia gli rovinasse le scarpe e i capelli. C’ero poi io che terminavo il cerchio degli stereotipi, perché uscivo con una ragazza per la terza volta e non c’era ancora di niente di ufficiale. In una sera così metereologicamente astiosa sarebbe stata una bella idea passarla al cinema, perché avrebbe soddisfatto 2 miei bisogni principali: era un posto caldo e mi permetteva intimità con la mia donzella. Così fu deciso, dopo 3 quarti d’ora di dubbi e perplessità (com’è giusto che sia in una compagnia di rompiballe), 2 birre a testa e qualche intercalare blasfemo si arriva al patteggiamento: via, verso il Multisala più vicino. Purtroppo tutti i film più interessanti erano già iniziati o avevano posti assurdi. L’unico che ci offriva una speranza era la pellicola osannata al Sundance Film Festival: “Buried”.
Nella locandina all’ingresso scorgo aggettivi quali “hitckockiano” “claustofobrico” ed epiteti leggendari (finale capolavoro) che non leggevo da tempo in una recensione e che, quindi, mi fanno ben sperare. I posti scelti sono fantastici, centrali e in terz’ultima fila, il film comincerà fra venti minuti e la sala è ancora vuota. Mi trovo in una posizione vantaggiosa: a sinistra c’è la ragazza e a destra 2 posti liberi. Ottimo, solo questo varrebbe il prezzo del biglietto. Mentre deleghiamo il nostro amico sfigato con schiaffoni d’incitamento ad andare a comprare le pop corn inizio a capire che non tutto è oro quel che luccica. La sala comincia lentamente a riempirsi. Il target sembra quello del maschio (16-22 anni) appassionato di fumetti e applicazioni videoludiche, nonché amante della nobile arte del “far da sé” in ottemperanza al fatto che sia dichiaratamente single per scelta (degli altri). Alla fine, arriva una coppia sui 35 di radical-chic, probabilmente di ritorno ad una degustazione di vini o lettura di poesie dell’epoca stalinista. Come previsto appena individuano i loro posti, l’uomo (un Roger Waters dei poveri, vestito come Carlo Pastore al buio) mi fa segno di levare i giubbotti e il contenitore di pop corn dal sedile alla mia destra affinché possa sedersi la sua consorte (una bionda anoressica con un evidente disagio a stare nei posti in cui i ceti più alti si mischiano la comune plebaglia). Faccio finta di non notare il suo sguardo disgustato verso le mie scarpe consunte e mi dedico alla mia partner, che nel frattempo sta cercando di ascoltare il litigio che ha cominciato la coppia di nostri amici, da quando si sono seduti. Il motivo? Non lo voglio sapere e non mi interessa.
Iniziano i trailer. Commenti volgari sulle attrici e sui film italiani in arrivo nelle sale nelle prossime settimane. Troiate insomma. Il playboy della compagnia fa un’osservazione poco lusinghiera sul fisico della Jennifer Aniston, e la ragazza si arrabbia con il fidanzato perché (afferma) l’ha visto annuire e sorridere. Io nel frattempo vengo distratto da un commento malizioso da parte della mia accompagnatrice che quasi mi soffoco mangiando un pop corn, e tossendo faccio cadere più di metà contenitore a piedi della Miss Puzza Sotto il Naso alla mia destra. Non mi scuso neanche, fanculo. Cerco di riprendere il filo del discorso, quando inizia il film. Ok, nei primi 4 minuti ci sono solo buio e i respiri affannosi del protagonista intrappolato nella bara, per cui andate pure tranquilli con il petting spinto, tanto nessuno se ne accorge. Non fosse per gli inutili commenti del tipo accanto a noi che vuole far colpo sfoderando citazioni filologiche con un volume leggermente al di sotto di una sirena anti-nebbia sarebbe anche stato piacevole scambiarsi tenerezze. Ma ecco che il film prende il ritmo giusto: un cellulare suona e inizia la storia contro l’inesorabile conto alla rovescia dell’ossigeno che lentamente finisce.. Appesa a un filo (quello della rete telefonica) la vicenda si districa per quasi un’ora e mezza e non potete immaginare quanti colpi di scena possono accadere in una bara ad un metro sottoterra (no, è vero! Non sono sarcastico). In particolare durante la scena “madre”, la ragazza mi stringe così forte la mano da rischiare la frantumazione, mentre alla mia destra c’è un continuo commento di sottofondo di come questa scena sia il rifacimento di un’altra del 1957, dove quello era vero cinema.. che palle. Le poche ragazze presenti in sala alternano frasi sconnesse del tipo”Che schifoo!! O “scappa!!” (ma dove?!?!) mentre i più pragmatici maschietti commentano con austerità veneta “Che sfigà che te si, vecio!” (trad. sei proprio sfortunato, amico mio) A un certo punto dalle file dietro iniziano a piovere insulti e pop corn, la coppia di snob si alza e se ne và, ipotizzando di affittare solo per loro il cinema la prossima volta, io me la rido e mi metto comodo.
Il finale è un climax molto ben fatto, tantè che in quel momento (lo ammetto) rimango a bocca aperta, fino agli ultimi secondi che ci regalano un finale capolavoro (come ha scritto Repubblica) ricco di una sorprendente genialità. Ma, come la maggior parte delle volte, anche questo genio rimane vittima dell’incomprensione della folla, che quando capisce veramente che QUELLO è il finale (evidentemente da alcuni indizi, tipo i titoli di coda e le luci che si accendono) iniziano i fischi, i vaffanculo al regista e le bestemmie ai critici strapagati dei quotidiani. Anche per la nostra compagnia il film non ha avuto un impatto positivo: il playboy non è riuscito ad abbordare nessuna ragazza (visto che ce n’erano 2 o 3 in tutta la sala), la coppia degli eterni fidanzati ha continuato a litigare prima, durante e dopo il film, fino al ritorno a casa, dove (spero) abbiano fatto un po’ di “sesso da week end”, mentre il nostro amico sfigato ha ricevuto una chiamata dalla sua ragazza in cui lo informava che durante la cena si era ubriacata, lo aveva tradito con un cameriere nel bagno del ristorante ma che lo amava ancora e voleva rimettere a posto le cose.
Per quanto riguarda i ragazzi dietro di noi, (che erano dei militari americani in libera uscita) hanno pagato un extra per la pulizia della sala e una multa per aversi tolto le scarpe durante la proiezione del film (pare che la coppia snob abbia protestato in biglietteria per il rimborso del biglietto) così me la sono cavata dando la colpa a questi ultimi per il casino che c’era sotto il mio sedile.
Considerazioni finali. A me il film è piaciuto: ha un bel ritmo, fa urlare le ragazze e il finale mi ha lasciato soddisfatto. Un po’ come deve essere l’accoppiamento. Ma a dire la verità, mi è piaciuta ancora di più la tipa con cui sono uscito, anche perché ho guardato più lei che lo schermo. Anzi, posso mettere la sua foto anziché quella della locandina in questa recensione? In ogni caso il mio voto lo baso su quello. That’s All! JC
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