Conoscete certamente il duo dei Royksopp ma a qualcuno potrà sfuggire la simpatica donzelletta accompagnatrice. Robin Miriam Carlsson, in arte Robyn, è una delle performer pop di punta del panorama svedese e scandinavo, ha già all'attivo una carriera pluriquinquennale ed è responsabile di successi oltrebaltici quali With Every Heartbeat (prodotta dal noto Kleerup), Be Mine!, Dancing on My Own e Time Machine. La trilogia di Body Talk, rilasciata in comodi EPs nel 2010, ospita gustosi brani elettronici, in grado di bilanciare lo charme nordico (consiglio al riguardo una tuffata nelle opere di Loreen - Heal - ed Emmelie De Forrest - Only Teardrops, vincitrici peraltro degli Eurovision 2012 e 2013) e di flirtare con i producer mainstream internazionali: si sono difatti presentati alla corte di Robyn nomi quali Klas Ahlund, Max Martin e Diplo, conosciuti maggiordomi di Madonna, Britney Spears, Beyoncé, Christina Aguilera, P!nk e M.I.A.
Do It Again, minialbum di sole cinque tracce, segue all'asceticismo instrumental di Senior, nonché all'effluvio synth-retrò di Junior (in cui la Carlsson figurava come featured artist nella magnifica The Girl And The Robot) ed è stato presentato dal duo come una sorta di appetizer a un imminente nuovo corso musicale di maggiore ampiezza. Appetizer che tuttavia preannuncia un pranzo luculliano da cinque stelle Michelin: in un minuscolo e apparentemente bypassabile pentagono sonoro i Royksopp concentrano un caleidoscopio di energia, sensazioni, mood, freschezza, ricchezza, genuinità elettronica, passione ed eterogenea armonia, riuscendo a fondervi tutto il catalogo sino a qui proposto, dall'oniricità ambient di Poor Leno, Eple, Beautiful Day Without You e Only This Moment alla già citata esplosione 80s di The Girl And The Robot, come pure a tenere a galla un genere sottoposto nell'ultimo quinquennio a una terrificante roulette russa di tormentoni club e di ripetitive profusioni simil ibiziane e pseudo underground.
Monument, traccia inaugurale dell'EP, si candida a miglior pezzo elettronico del 2014: una piccola fiaba al sintetizzatore in cui la dolcezza ambient-chill out dei bleep e di Robyn che regala all'ascoltatore quasi dieci minuti di ascetismo sonoro. E se questo si era già preparato le pantofole colorate, l'infuso al gelsomino e la coperta di lana con l'occhio malizioso diretto alla finestra inumidita dalla pioggia battente dovrà tirare fuori le scarpette del Saturday Night Fever in salsa techno-dance alle prime battute di Sayit e Do It Again (uno dei singoli più riusciti di questo primo semestre un po' sonnacchioso, prova provata di come si possa tirare fuori un brano discotecaro da novanta senza scomodare i vari Guetta, Calvin Harris, will.i.am, RedOne e cacofonie variegate). Vento di ballate romantiche, non eccessivamente edulcorate, per le conclusive Every Little Thing e Inside The Idle Hour Club, quest'ultima senza i vocalizzi di Robyn e palese riassemblamento del quieto e pacifico puzzle di Senior.
Royksopp e Robyn: il meglio della frontiera synth e il meglio del pop scandinavo che non ha nulla da invidiare ai colleghi anglo-americani e latinos. Equilibrio nell'artificio sonoro, connubio maledettamente perfetto con la "prestavoce" (e qui ripropongo con piacere quel gioiello di Monument), abilità tecnica da leccarsi i baffi, sagace recupero del passato e astuto utilizzo del frullino da maionese synth fra placidità e semi aggressività. E se funziona il Crodino+patatine+olive+salatini royksoppian non ci resta altro che apparecchiare una bella tavola matrimoniale, in attesa del Nettare e dell'Ambrosia (e dell'arrosto con patate) che ci verrà servito (si spera!) nei mesi a venire. Dio salvi la Scandinavia.
Royksopp & Robyn, Do It Again
Monument - Sayit - Do It Again - Every Little Thing - Inside The Idle Hour Club
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