Il concerto viene introdotto dal DJ che suona "La Gazza ladra" di Rossini (ho chiesto…) che a quel volume e attraverso un PA non era neanche male… bella dinamica…
"We are Röyksopp", che pronunciano "Royks-op", dicono appena entrati in scena Torbjorn Brundtland e Svein Berge, norvegesi di Tromsø, la città più a nord della terra.
Sul palco due batterie elettroniche Roland, quelle piatte, drumpads, da suonare con le bacchette, appoggiate su due portatastiere a X, reperto di modernariato che l'ultima volta avevamo visto usare da Peter Hook dei New Order, una tastiera Korg M1, piuttosto vecchia pure quella, dove hanno trasformatola "G" in una "N" ed una Roland.
A bella vista e rivolto verso il pubblico un laptop. Il gioco è scoperto. Esce tutto da un sequencer (Kraftwerk, Orbital, Daft Punk, Moby…). L'idea non è nuova. È nuovo come portano movimento in un act statico.
Svein (spero sia lui, era il nome sulle tracce 1 e 2 del mixer), a sinistra del palco, suona le percussioni sulle basi del sequencer, continua ad infilarsi le bacchette nelle tasche dei jeans, maneggiare in un rack, girare manopole di qualche effetto analogico, ritirare fuori le bacchette e suonare ritmi sincopati sui drum pads, aprire una mandata di delay, danzando al ritmo, sembra che cammini fermo, mentre Torbjorn rimane dietro alle tastiere e fa partire il sequencer sul laptop.
Riescono a produrre momenti di occasionale bellezza, sui pezzi piú ritmici, partendo da un tappeto ambient per un crescendo inarrestabile col ritmo sincopato.
Con "Om Ravpuling" introducono "the man in the shadow, Ole", che suona il basso per la maggior parte del set ma che si sente a malapena, troppo basso nel mix.
Quello che esce dal sequencer è ineccepibile, mentre qualche parte melodica che esce dall'M1 è datata, il suono sintetico, classico synthetizer (phat), da trovarsi dal DX7 in poi.
Le frasi melodiche sono decostruite, loopate, quasi mai il giro si chiude, belle, su sfondi a tratti techno-trance, ossessivi.
Poi con la cinque il crimine, entra in scena il vocoder e sia maledetto chi lo ha inventato (i Kraftwerk?), usato in tutte le parti cantate, ma che in certe è meno fastidioso.
Recuperano sempre però con pezzi piú puri, minimali nella costruzione, con dei bei loop in sottofondo.
Nelle ultime canzoni Svein appoggia un Korg analogico (clone del Minimoog) su una delle batterie, quella che a tratti non funzionava ("qualcuno sa ripararla?" - chiedeva), e si esibisce in dei bei tweeking, modulando il suono con gli oscillatori.
Un bell'analogico. Un bel concerto, alla fine piú i momenti belli di quelli brutti, anche se non siamo di fronte al non plus ultra.
Onesti.
- YOUR HANDS
- SO EASY
- R-SOPPS'S NIGHT OUT
- OM RAVPULING/BASS
- MEKOM REMIX/BASS VOCODA
- SHE'S SO/VOCODA
- A HIGHR PLACE/BASS
- EPLE
- REMIND ME/BASS VOCODA
- DON'T GIVE UP/VOCODA
- ISTAMBUL FOREVER
------ - FELIX DE HOUSE REMIX
- POOR LENO/BASS VOCODA
- OUTRO
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