Ci sono artisti che avrebbero tutte le carte in regola (talento, voce e, perchè no, anche immagine) per far colpo sul grande pubblico e stazionare perennemente nei piani alti delle classifiche di vendita o radiofoniche, ma che per inspiegabili (!?) motivi devono accontentarsi di rimanere un po' più di nicchia, godendosi ogni tanto qualche sporadico successo commerciale e gli immacabili e meritati plausi della critica. L'ex Moloko Róisín Murphy sembrerebbe destinata a far parte di questa, non troppo ristretta, cerchia, sebbene il suo recente contratto con la EMI lascerebbe presagire che, forse, tra le sue future intenzioni ci sia quella di dare al suo nome un rilevanza maggiore all'interno del music-business. Presagio confermato anche dalla direzione stilistica presa per il suo ultimo lavoro, non certo agli antipodi rispetto al sound dei Moloko ma decisamente più immediata e radiofonica.
Overpowered è il suo secondo album solista e pur non essendo all'altezza del precedente Ruby Blue (particolarissimo e bellissimo album electro-swing realizzato a quattro mani col geniale produttore/musicista Mattew Herbert) è comunque un gran bel sentire, che meriterebbe di fare sfracelli nelle classifiche europee e non solo.
La cupa e ipnotica title-track (a metà tra i Depeche Mode e l'ultima Madonna, uno dei migliori singoli pubblicati quest'anno) è in realtà un po' ingannevole, chi si aspetta un ennesimo album completamente dance con bassi sincopati e "pompati" potrebbe rimanere deluso o sollevato (a seconda dei gusti ovviamente); qui si è cercato invece di creare una mediazione, una fusione tra la dance europea più leggera e scheletrica (tra i tanti co-produttori e co-autori del disco ci sono membri dei Groove Armada e All Seing I, distanti dalla cosiddetta scena french house) e l'attuale r'n'b americano.
Le undici tracce dell'album (più le due bonus tracks) scorrono piacevolmente ed equamente divise tra dance (fin troppo "frizzantina" in Let Me Know, per intenderci à la Kylie Minogue) che ricorda i primi anni '90 (You Know Me Better e Parallel Lives sembrano figlie dei primissimi singoli di Seal con Adamski), l'electroclash degli ultimi Goldfrapp (tra le cose più incisive... nemmeno lei ha resistito a clonare I Feel Love di Summer/Moroder nella sua Cry Baby) e diversi momenti morbidi di martice urban-soul che suonano esattamente come se Lisa Stansfield venisse prodotta da Timbaland; due di questi, Checkin' On Me e Primitive sono tra i momenti migliori e più ammalianti del disco. A ben sentire solo un brano poteva essere risparimiato, quella Footprints che potrebbe sembrare opera della Furtado meno riuscita (quella dell'ultimo singolo). A tutto questo aggiungete la solita voce supersexy da sballo ormonale, un'innegabile carisma interpretativo e quell'attitudine "indie-friendly" che, a differenza delle tante colleghe sopracitate, la rendono decisamente più simpatica alle orecchie, e alla penna, di critici e appassionati.
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