Letteralmente portale stellare, questo film fantascientifico di Roland Emmerich è intrigante sotto vari aspetti.

Innanzitutto viene presentato allo spettatore uno scienziato alternativo che sostiene che le piramidi di Giza non sono state costruite dalla IV Dinastia, a suggerirlo il fatto che all'interno non vi sia nessun tipo di scrittura od incisione sulle pareti, a differenza delle altre piramidi e degli altri edifici egizi, inoltre indagini geologiche sull'erosione della sfinge la predaterebbero di parecchio rispetto all'età comunemente accettata (interessante anche la forma leonina che la collegherebbe all'età precessionale del Leone aggiungo io). Lo scienziato è però sbeffeggiato e tutti pensano che sia un pazzo che crede ai marziani, insomma un complottista-negazionista in anticipo sui tempi negli anni '90.

Ci pensano però i militari a dargli ragione coinvolgendolo in un progetto super segreto che prevede la decifrazione di simboli per attivare un portale spazio-temporale. Curioso che il portale funzioni mediante simboli, ricordiamo infatti che il significato del termine simbolo è letteralmente “mettere insieme”, “unire”.

Si viene quindi a conoscenza del fatto che un alieno che guida una piramide volante giunse sulla Terra in età preistorica in cerca dell'immortalità; trovatala nello sfruttare il corpo fisico degli uomini divenne il grande civilizzatore, nonché unico dio onnipotente. Echi dei Vigilanti di enochiana memoria, portatori della civiltà e delle scienze sacre, si intrecciano con il concetto di monoteismo, sperimentato prima da Akhenaton, poi introdotto compiutamente da Mosè, come tutti hanno appreso a catechismo, e poi divenuto dominante nell'era dei Pesci. Ovvio in questa pellicola il tutto è servito in salsa hollywoodiana, i dialoghi sono poco profondi e le scene d'azione la fanno da padrona. Un Kurt Russel con acconciature da perfetto marine da valore aggiunto al tutto e l'ambientazione egitto-tecnologica resta bene impressa grazie alle piramidi volanti, alle guardie Anubi meccaniche e all'alieno grigio faraone effeminato, quasi androginico.

Il taglio è decisamente materialista ed in linea con il filone della paleo-astronautica, che vuole la Terra essere stata visitata numerose volte nell'antichità da extraterrestri superiori a noi dal punto di vista tecnologico e scambiati quindi per dei. Negli ultimi anni questi temi sono molto di moda grazie ad autori come Mauro Biglino ed il trapassato Zacharia Sitchin.

La pericolosità nell'affezionarsi a queste teorie è il credere che le capacità e le abilità di fare grandi cose, la conoscenza e la civiltà siano qualcosa di estraneo all'uomo, portato da altri e concesso per grazia, magari solo nel caso in cui si ubbidisca senza farsi domande. Facendo gli schiavi, come i nativi del pianeta in cui nel film si è rifugiato l'alieno pilota di piramidi, che probisce agli uomini di conoscere la loro vera storia.

Meglio sfidare certi “dei” che divenire zombie e ridursi peggio di Eddie degli Iron Maiden, che in versione “Powerslave” sarebbe perfetto per questo film.

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