Eccomi di nuovo qui a recensire un altro album. Un saluto a tutti coloro che hanno commentato (in bene e in male) la mia prima recensione. Bene, cominciamo. Quando un album vede la luce nel 1992 e viene ancora ascoltato (è il caso del sottoscritto) nel 2005, un motivo ci sarà. O in giro c'è piattume e semplici lavori commerciali, privi di stimoli, oppure l'album rasenta la perfezione. Sto parlando di "The End of Silence" dei Rollins Band, dell'ormai icona del genere Henry " The Animal " Rollins.
Un nome, una garanzia, marchio di fabbrica Black Flag. Prima ancora che essere un musicista o un poeta, Henry Rollins è una forza della natura. La sua e` una visione profondamente pessimista della condizione umana e la fa immaginare all'ascoltatore. Henry Rollins e` uno degli uomini che ha trasformato la musica rock in un veicolo per esprimere la rabbia di un'intera generazione. Dieci tracks una più bella dell'altra, cantate visceralmente. La struttura dei brani si e` ulteriormente complicata e sofisticata, infatti siamo lontani dai primi lavori in perfetto stile hardcore, ma qui a mio avviso sempre di hardcore si tratta. I fantastici quattro, Rollins, Haskett, Cain e Weiss, sotto la guida di Theo Van Rock cesellano la musica, sfornano un sound che sale e sale lungo la spina dorsale di ogni patito del genere. Il registro di Rollins è sempre quel ruggito rauco e sgraziato che aggredisce senza sosta l'ascoltatore, la musica è contenuta e ordinata. Brani come Low Self Opinion, Tearing, Obscene, What Do You Do, Another Life tracciano un affresco del tormentato universo, focalizzato sull'alienazione e sulla disintegrazione della personalità di cui è vittima l'uomo moderno.
Assolutamente da avere nella propria cdteca per non perdere il delirium tremens di Rollins e soci.
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