Recentemente qualcuno mi ha chiesto se avessi una mezza intenzione di attuare una serie di recensioni sui films di Roman Polanski , una sorta di personale sul regista polacco. Per quanto abbia visto quasi tutte le sue pellicole (lo considero uno dei registi da me preferiti) , non sempre sono rimasto particolarmente entusiasta delle prove di Roman. Però, fra i tanti films, questo di cui tratto oggi (appunto "Che?", titolo originale "What?" ) risulta sicuramente il più atipico e ingiustamente sottovalutato.

Uscito nel dicembre 1972, incentra l'azione sulle peripezie di una turista americana di nome Nancy (una solare ed efficace Sydne Rome) che si trova a girare via autostop nei dintorni della splendida costiera amalfitana. Accettato un passaggio da un gruppo di giovinastri, rischia di essere vittima di uno stupro ma fortuna vuole che riesca a trovare scampo in una villa sfarzosa (proprietà del produttore cinematografico Carlo Ponti) a picco sul mare . Il problema è che finisce con il trovarsi in una specie di universo parallelo, abitato da personaggi bizzarri in attesa della morte del vecchio ricco proprietario della magione. Questa folta umanità vive secondo ritmi da giorno della marmotta, tanto da ripetere inerzialmente ( come se niente fosse) le solite azioni ogni giorno, accomunati da una spiccata attrazione per le beltà di Nancy . Questa, intrisa di un incredibile candore volterriano, è incapace di rendersi conto di ciò che la circonda e vaga sempre più svestita per la casa, annotando su un diario gli eventi mentre è preda di assurdi approcci erotici (soprattutto da parte del personaggio interpretato da Marcello Mastroianni, qui nel ruolo di un pappone allupato, presunto omosessuale affetto da sifilide e con tendenze masochistiche) . Questa sarabanda indiavolata protesa nella caccia alle tette di prim'ordine di Sydne Rome terminerà allorquando la protagonista, ormai nuda e con una gamba dipinta di azzurro , fuggira' a bordo di un carro carico di maiali destinato chissà per dove (forse Istanbul?) ma, come lei stessa grida, si tratta solo di un film e deve pur terminare (fulminante citazione metafilmica...).

Facevo prima notare come il film possa sembrare atipico nella cinematografia di Polanski, ritenuto un allievo di Hitchcock maestro della suspense. In realtà, a ben vedere , anche in "Che?" si ritrovano alcune costanti nello stile del regista polacco . Intanto è sempre presente la tensione dialettica fra spazi aperti e spazi chiusi. Nancy fugge dalla strada dove rischia seriamente di essere stuprata, per poi incappare in un ambiente apparentemente sicuro , in realtà ricco di insidie per la sua persona tanto da indurla a optare per un'altra fuga .La vita nella villa segue un andamento da teatro dell'assurdo ( come sarebbe secondo i canoni di Beckett e Ionesco e a cui si è sempre ispirato Polanski) anche se l'atmosfera complessiva del film è meno angosciante rispetto ad altre opere di Roman . Semmai qui la trama sembra ricalcare l'"Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll in chiave più esplicita in quanto Nancy (moderna Alice ) non fa altro che sfatare il tabù del sesso e delle sue relative perversioni (particolarmente rilevante considerando che in quegli anni era molto percepita una certa liberalizzazione dei costumi sessuali).

Tutti questi elementi vanno tenuti presenti nel rivedere "Che?", un film che ha un punto di forza nell 'ispirata recitazione non solo di tutti gli attori (evidentemente era un set ideale per riuscirci) ma in primis di una solare Sydne Rome che regge l' intera prova, riuscendo ad essere sempre più nuda senza risultare maliziosa in una vicenda decisamente surreale, di impianto sarcastico ed irrazionale.

Certo, a tratti il film può apparire ermetico e confuso, ma è senz'altro attraversato da un'aria lieve da helzapoppin sessantottesco e Polanski, forse per esorcizzare il dolore recente per la morte violenta della moglie Sharon Tate, pare invitarci e stimolarci a farsi trasportare dal flusso di immagini rutilanti di una trama dal ritmo vorticoso, punteggiata da situazioni assurde e divertenti. Il che, se ci si pensa bene, non è altro che la magia del cinema stesso .

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