"La follia fa paura perché sapete che voi arrivate a voi stessi"

La citazione integrale di questa frase, tratta da un'intervista rilasciata da Roman Polanski nel 1969 è d'obbligo quando, come in questo caso, si analizza un esempio magistrale del cosiddetto "cinema di paura" . Mi è venuta in mente dopo aver letto, qualche giorno fa su Debaser, un'interessante recensione di un film del regista polacco, ovvero "Cul de sac" . Ho pensato bene di andarmi a rivedere alcune opere (che non mancano nella mia collezione di DVD) di Polanski e però, più che il titolo prima citato, ho trovato veramente affascinante ancora oggi "Repulsion", primo film di Polanski girato fuori dalla Polonia e risalente al 1965.

In questa pellicola si trovano già ben delineati i cardini della visione tragica e pessimistica della realtà secondo Polanski che segue le vicissitudini di Carole Ledoux, giovane manicure impiegata in un salone di bellezza a Londra, fino al tragico epilogo della vicenda .

Carole potrebbe essere una ragazza del tutto normale se non fosse per una serie di suoi complessi che la rendono un soggetto psicologicamente irrisolto : non solo timida ed impacciata, ma decisamente asociale al punto da dimostrarsi androfoba (fino alle estreme conseguenze) . A complicare la situazione, c'è il fatto che condivide l'appartamento con la sorella Helene, dal carattere diametralmente opposto, estroversa e libertina nei rapporti con l'altro sesso, tanto da portarsi a casa l'amante (un uomo sposato) . Questa situazione indispone la protagonista che non riesce a sopportare neppure gli effetti personali di quell'uomo. Ne' la vita sociale apporta stimoli per Carole : corteggiata invano da Colin , giovane dai modi impeccabili, non trova soddisfazioni sul lavoro e continua a mostrarsi schiva verso il prossimo ed incline a crogiolarsi in stati di allucinata separazione dal mondo circostante .

Il punto di svolta della situazione si verifica allorquando Helene e l'amante partono per un breve periodo di vacanza in Italia. Lasciata sola, Carole vede incrinarsi irrimediabilmente il suo fragile equilibrio psichico. Sempre più distratta ed inaffidabile sul lavoro tanto da venir licenziata, la protagonista si risolve ad una volontaria segregazione in casa, vivendo uno condizione allucinata perseguitata da incubi di violenza sessuale nei suoi confronti, mani lubriche che spuntano dalle pareti per palparla, crepe immense e dilaganti nei muri, soffitti che tendono a schiacciarla e via degenerando, in uno stato generale di abbandono e sporcizia casalinghe . Purtroppo a farne le spese di quanto sopra saranno quelle persone incaute che riusciranno a entrare nell'abitazione : prima il corteggiatore Colin che, dichiarando i suoi sentimenti alla giovane, verrà ucciso con un candelabro. Successivamente il padrone di casa, presentatosi per riscuotere l'affitto mensile e ucciso a rasoiate per aver tentato di abusare di Carole, che verrà poi ritrovata, al rientro della sorella e del suo amante, ormai priva di vita per avvenuta inedia.

Opera forse più spaventosa ed angosciante di Polanski, si contraddistingue per uno stile registico di impronta espressionistica, avvalendosi di varie tecniche come l'uso del grandangolo, la profondità di campo e tale da creare un flusso emotivo in cui la realtà quotidiana trasfigura in sogno ed immaginazione malata della protagonista (una giovane Catherine Deneuve dalla recitazione superlativa allo stesso livello del famoso "Belle de jour" di Bunuel girato nel 1967).

E già in "Repulsion" emergono le maggiori tematiche del cinema di Polanski. Intanto la dialettica fra spazio esterno (teatro della intensa realtà quotidiana) e spazio interno ove i personaggi, illudendosi di trovare un po' di requie, rivelano problematiche latenti e dirompenti (in questo film Carole esplica il suo lato oscuro e folle ). Poi il regista polacco introduce elementi perturbanti nella rappresentazione, ponendo in risalto il carattere ambiguo degli oggetti che, per quanto possano risultare familiari , ad una visione più attenta possono dimostrarsi estranei e fonte di pericoli, nonché di turbamento . Nel caso di questo film è l'intero appartamento pervaso da segni di disfacimento e morte (cibi come patate e coniglio scuoiato ormai putrefatti) in cui si svolge buona parte dell'azione, ad assurgere gradualmente a simbolo di una coscienza tormentata (quella di Carole) tale da vivere immersa in una realtà psicotica e folle (per lei è così, evidentemente a seguito di un trauma inconscio del passato che non è stato risolto..) .

Il film è ancora oggi di grande impatto visivo e ci dimostra quanto Polanski sia stato un autore certo influenzato dal cinema del brivido di Hitchcock ma con una maggiore carica visionaria espressionistica ed una differenziazione di fondo. Infatti nel cinema di Hitchcock la quotidianità viene sconvolta dall'irruzione dell'irrazionale e nella lotta fra Bene e Male è il primo a prevalere (sola eccezione nel film "Gli uccelli "). Per Polanski invece (dotato di una visione esistenziale pessimistica, tipicamente polacca) l'eterno duello fra Bene e Male si risolve comunque a favore del secondo.La povera Carole non ce la farà , quindi, a mettersi in salvo dai suoi demoni e soccombera' esattamente come capita ad altri personaggi dei film di Polanski.

E per quanto questa filosofia possa apparirci amara, ad osservare attentamente la realtà circostante non mi sento di dargli proprio torto.

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