Roman Polanski.

Come è visto dalla gente: Polanski il pedifilo, Polanski il maiale, Polanski, eh, magari grande regista ma che uomo di merda, mandate al rogo quel porco polacco, Polanski che se ne è scappato a Parigi, Polanski stupratore, Polanski di qua Polanski di là. Anzi, "Polansky", secondo molti. Questo già dice molto. Quanti di quelli che accusano e giudicano Polanski ne sanno davvero qualcosa di Polanski? Quanti prima che uscisse il film di Tarantino sapevano cosa fosse Cielo Drive? Quanti sanno del trascorso di Polanski durante gli anni dell'Olocausto, quel che vide e perse? Quanti sanno i dettagli della decennale controversia giudiziaria che lo vede coinvolto? E quanti hanno letto le dichiarazioni di tutte le parti coinvolte? In poche parole: quanti parlano perché informati e con cognizione di causa piuttosto che per sentito dire o per mostrarsi integerrimi elementi dietro lo smartphone o il pc? E in quanti invece si sono semplicemente fatti trascinare dalla marea degli accusatori dell'epoca metoo?

In quanti, ai tempi dell'affare Dreyfus, bruciarono la copia dell'Aurore con il J'Accuse! di Émile Zola? Quanti, tra la gente comune, stettero dalla parte dell'ebreo Dreyfus?

Tutt'oggi l'affare Dreyfus è uno dei tanti panni sporchi in casa francese.

J'Accuse, L'ufficiale e la spia, è un film importante. Un film che riporta a galla un episodio storico che rischia di perdersi nelle sabbie del tempo. Ma soprattutto è un film serio, non pedante, non retorico, non urlato. E non era scontato che fosse così vista la delicatezza dell'argomento, il periodo che viviamo, il fatto che tutto cambi ma, ciclicamente, resti tristemente uguale nella mentalità di molti. E visto il coinvolgimento di Polanski in un film così evidentemente personale e sentito.

Non è un film emotivo invece, è un film rigoroso e ricercatissimo, stilisticamente e a livello di accurata ricostruzione storica, di costumi e uso degli spazi chiusi e interni (marchio di fabbrica di Polanski), con una fotografia perfetta a segnare il tono gelido e fermo del lavoro.

Per molti aspetti mi ha ricordato le atmosfere algide di The Ghostwriter. Thriller perfetto, anch'esso di provenienza letteraria. Ed essendo quest'ultimo uno dei miei preferiti di Polanski, non può che essere una grande cosa.

J'Accuse. Un film importante sul pregiudizio, sulla figura della vittima designata, su un ambiente corrotto come quello militare e degli apparati di stato, sull'importanza dell'onestà e della coscienza. Sul peso della parola scritta. Falsificata, autentica, di denuncia. Sulla difficoltà nell'arrivare ad una vera giustizia, che, però, talvolta, con perseveranza può arrivare. Non è mai troppo tardi si dice, ma non è mai nemmeno troppo presto. C'è e ci sarà sempre chi paga e pagherà un costo enorme in fatto di tempo (non) vissuto prima che questa verità possa emergere. Ma intanto...

Sì, donna ignorante e male allevata. Hai detto falsità sul conto di un tuo simile, hai messo a repentaglio la sua reputazione, dal profondo del cuore te ne dovresti vergognare!"

Allora, la donna disse di essere pentita, e chiese il perdono…

“Non avere fretta…” disse il Padre, “vai a casa tua prima, prendo un bel cuscino e portalo sul tetto. Squarcialo bene con un coltello,e poi ritorna da me….”

Cosi la donna andò a casa, prese un cuscino dal letto, un coltello in cucina, salì sul tetto, salendo dalla scala antincendio e squarciò il guanciale.

Tornò poi dal vecchio prete, come lui le aveva detto….

“Hai squarciato il cuscino con il coltello??"…chiese lui

“Si Padre…”“e il risultato qual è stato??”

“Piume”... disse lei

“Piume”….fece eco il prete

“Piume dappertutto Padre”

"Ora voglio che tu torni a casa, a raccogliere tutte le piume volate via con il vento”

“Ma…” rispose la donna…”non è possibile, non so dove siano finite, il vento le ha portate chissà dove…”

“…E questo è…”…disse il Padre…”IL PETTEGOLEZZO”

Un film attuale e rivolto più che mai a noi.

Viva Polanski.

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