Scegli un Sabato sera qualunque di mezza estate.
Scalzo su una spiaggai in riva al mare bevi fino a sentire l'odore di Gin che emana dalla tua pelle.
Ora sei pronto: VAI!
Non ha più nessuna importanza del dove e quando. Nè tanto meno del chi. Sul come magari un pochetto di attenzione la presterei.
Ci vuole ritmo. Voci calde. Sciccheria.
La ripetizione aiuta a perdersi. La famosa discoteca labirinto. La notte che non finisce mai.
Il bacio impazzito, l'attimo di intimità immortalato per sempre: l'apice dell'amore. La memoria indelebile. Il dimenticarsi la mattina dopo.
La musica house ha tanto a che fare con il Sabato sera. E il Sabato sera ha tanto a che fare con le dicotomie.
E il disimpegno è qualcosa di cui si ha bisogno ma che alla lunga logora e spersonalizza.
L'impulso e la frenesia dell'attimo sono allo stesso tempo la vita stessa e la sua negazione.
L'identità che si perde in un'orgia di sentimenti è pur sempre l'inizio di una nuova identità.
Sembrerebbe che voglia giustificarmi e che ci sto girando un po' troppo in torno. In effetti è così ma, e qui lo ammetto, certa musica house a volte è quello di cui ho bisogno in certi Sabato sera di mezza estate.
La sorpresa è poi scoprirsi appassionati di qualcosa che si considera solo un sottofondo, scoprire che il sottofondo può anche essere un'arte. Che l'arte del sottofondo è qualcosa che può emozionare. E a volte si ha, appunto, la fortuna di imbattersi in dischi che ti ribaltano il punto di vista.
Senza girarci troppo attorno, stavolta, lo dirò in maniera concisa: "Romanworld" è un capolavoro.
Ed è un capolavoro perchè è concepito per esserlo. Una unità, il centro dell'identità del suo artista.
Due dischi che raccolgono materiale per lo più già edito ma rielaborato per presentarsi all'ascoltatore come una esperienza d'ascolto da vivere necessariamente dall'inizio alla fine.
Le lunghe tracce si susseguono senza pause (su CD si tratta di una unica traccia per disco) e guidano l'ascoltatore in un viaggio che conduce fino all'alba.
La lunga e interlocutoria introduzione spiazza con il suo collage sonoro e le chitarre liquide: "This should be played at high volume. You might be missing some of the benefits that stereo can provide"
Il battito arriva dopo 10 minuti abbondanti ed entra in cuffia rilassato e sicuro. Sarà un compagno costante ma che sa anche oscurarsi.
Ci sono tante chitarre, c'è il blues. Ci sono pause, deliri tribali. Desiderio, malinconia.
C'è la danza, ci sono gli assoli dove ti aspetteresti i drop. C'è la voce di Romanthony pura e libera di esprimersi senza doversi camuffare da robot.
Lunghe introduzioni al piano fanno da preludio a beat spaziali su cui voci soul si accompagnano a rap da fine millenio.
C'è Prince che si è perso in una discoteca. Ci sono discoteche che lasciano lo spazio alla scoperta. Ci sono scoperte che ti fanno voglia di tornare in discoteca.
Purtroppo non ho mai trovato nessun posto dove facessero suonare la musica di Romanthony ma la sua musica è come se la ballassi da una vita.
Da avere.
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