Ci sono dischi in cui basta una sola canzone per fartene innamorare. Poi, ai fini della valutazione (visto che è di critica che stiamo parlando e non di semplici gusti personali), si considerano ovviamente anche le rimanenti, però quella che fa spezzare il Cuore è lì e risplende maestosa in mezzo alle altre.

Nel caso di "Masse Mensch Material" l'elemento di distinzione preziosa è strategicamente collocato in seconda posizione, dopo un brano introduttivo dalle caratteristiche ambientali, e porta il nome di "Der Brandtaucher"; quattro minuti e sedici secondi di poesia pop folk decadente e ammorbante come solo chi ha una dote creativa superiore, emotivamente da brividi, è in grado di partorire. Rome si conferma musicista tra i più interessanti scoperti dalla Cold Meat Industry negli ultimi anni e anche volendo estendere il contesto occorre riconoscere che la sua arte si sta facendo ammirare da sempre più ascoltatori. Il tutto a dispetto di una prolificità che sta diventando ancora più sorprendente, in primo luogo annotando che ha rilasciato tre dischi e un lavoro breve in neppure due anni, ma soprattutto se si tiene conto del fatto che ogni volta ha saputo proporsi su livelli qualitativi prossimi alla perfezione. E mutando scenari sonori, mai in maniera marcata, ma costantemente cangiante, muovendosi in quella terra di miele e sangue, ricordi e illusioni, dolore e passione, che è il folk apocalittico, che è la new wave, che è il post industrial, che è il dark, che è il pop malinconico, che è il neoclassico e neoromantico, che, nello specifico, è il figlio di una sensibilità evidentemente spiccata per la scrittura di suadenti composizioni che sanno essere tristemente ammalianti e serenamente indimenticabili.

Carico i commenti...  con calma