A volte ritornano
Ormai ero pronto, ero vestito di una camicia di lino bianco, jeans larghi e scarpe bianche eleganti (il tutto prestato dal mio vecchio che complice mi aveva detto "stasera cucchi!"). Era la prima volta che andavo al rinomato locale notturno Liv, una piccola leggenda che circolava tra i banchi di scuola, la discoteca per eccellenza del Bassanese, il luogo per le persone in.
Ero armato di un sorriso forzato e di un'abbronzatura del giorno prima, avevo la camicia scollata e i jeans troppo larghi, i capelli lunghi mi incorniciavano il viso, e ormai ero pronto.
Siamo entrati alle 9:30, un errore da principianti, dato che il locale era ancora semivuoto e le poche persone presenti si stavano facendo i cazzi loro. Tento con nonchalance di chiedere una birretta per disciogliermi i nervi, i prezzi sono da criminali ( 5€ per una bottiglietta d'acqua!), e il barista per non offendermi mi consiglia di andare in un altro balcone, dato che lì è calda. La security è intimidatoria, sono tarchiati e tatuati, e uno di loro mi intima di andare a buttare la lattina di redbull che poteva diventare uno strumento d'offesa.
Iniziamo ad avvicinarci al palchetto, l'audio è tremendo e la gente inizia ad accalcarsi per non perdersi i primi posti, dove avverrà la vera magia. Pensavo che fosse consuetudine vestirsi alla mia maniera, invece vedo molti ragazzi vestiti abbinati e in maniera omologa con tuta e maglietta bianca. Si vede che non sono avvezzo a questo tipo di locali.
Il DJ ci rimprovera, ci etichetta come "pubblico moscio" e dà la colpa al caldo, anche se continua comunque a mettere roba imballabile e pallosa. Dopo un po' (verso le 11) capisce e mette roba più dance (adirittura l'evergreen "Gimme! Gimme! Gimme! (A Man After Midnight)" degli ABBA) e classiche hits recenti e passate. Ormai la folla (me compreso, che mi trovo incredibilmente a mio agio) inizia a divertirsi, e verso mezzanotte arriva LUI, l'attrazione principale della serata, Rondo da Sosa, trapperino della corrente drill esploso poco tempo fa più a causa della comicità involontaria del suo personaggio che per il suo talento.
Cammina da una parte all'altra del palco, la sua gang ci inonda d'acqua che si mischia al sudore, probabilmente è in playback poiché quando parla tra un pezzo e l'altro non si capisce una parola, chiede una sigaretta ad uno del pubblico ( "come Jim Morrison" ), esegue molti bis (più a causa dell'esiguità del materiale che per nostra richiesta), fa salire due tizi sul palco e li fa buttare in uno stage dive abbastanza triste (però emozionante).
Io intanto sotto al palco sono nel mezzo di una sorta di pogo/ballo di gruppo con dei ragazzoni che agitano le gambe in maniera convulsa. Una ragazza (bruttina di viso N.d.A) si mette a twercare su uno di questi ragazzoni, mentre navigando nella corrente di braccia alzate e spintoni mi avvicino al palco. Non conosco una parola delle canzoni, non ho mai ascoltato un suo pezzo per intero, e fino ad un anno prima avrei preferito tagliarmi un braccio piuttosto che assistere ad un concerto simile, eppure eccomi lì in mezzo, con le braccia tese cercando di sfiorare o almeno incrociare lo sguardo con un artista mediocre e plagiatore delle attitudini drill estere (tra tutte ovviamente quella americana, r.i.p. Pop Smoke).
Come ultimo pezzo il nostro ripete (ma con maggiore enfasi) il suo brano più celebre, "Face to Face", di cui conosco incredibilmente mezzo ritornello, e ci troviamo a cantarlo in coro idolatrandolo. A spettacolo finito il nostro saluta, ci ringrazia, biascica alcune parole e se ne va.
Con la gente che sfolla (ormai era l'una) mi ritrovo addossato al palco e ballicchio la musica del DJ, fin quando scopro che i due ragazzi con cui ero venuto erano andati a casa poiché la loro mamma era arrivata incavolata a causa dell'ora tarda. Stanco, esco e chiamo il mio vecchio per venirmi a prendere, intanto stringo amicizia con un controllore del parcheggio mentre aspetto.
Felice della serata, chiedo ai due amici di mandarmi video o foto scattate, dato che per godermi appieno lo spettacolo io non ne avevo fatte.
Cosa mi rende migliore di quella gente? Il fatto che ho consapevolezza di quanto fossi ridicolo in quella situazione? Il fatto che pur di frequentare locali e di fare serata io abbia sputato sui miei principi diventando quello che avevo promesso di combattere? O forse il loro era un divertimento genuino, non condizionato dal bisogno di apparire e di postare una storia su insta facendo vedere alla cerchia di conoscenti la loro fighezza e superiorità? O forse questa è solo una sega mentale dettata dalla noia e dal ricalcare concetti stradetti e ripetuti?
Ho mal di testa, e mi rendo conto che tornare con una recensione tale su Debaser è un po' da primadonna. Scusate.
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