Che le sortite soliste dei vari Stones non avessero mai brillato è un dato di fatto, purtroppo inciso indelebilmente nella storia dei dischi, ma che toccasse a Ronnie Wood cercare di invertire la marcia, nessuno se lo sarebbe mai aspettato, soprattutto quando si è in competizione con due pezzi da novanta come la premiata ditta Jagger/Richards.
Lasciate per un attimo da parte le ultime poco edificanti notizie di gossip casalingo (divorzi, carcerazioni, alcol e altre classiche news da vera rockstar), Ron Wood si ributta nella mischia del rock'n'roll, tirando fuori un disco che manca alla discografia degli stessi Stones da parecchi anni. Perchè in fondo , sotto sua stessa ammissione, Wood è un drogato di rock, uno dei tanti sopravvissuti che senza la sua chitarra e i suoi vizi finirebbe presto i giorni della sua vita , un pò come quei vecchi capi d'azienda di una volta, tutti casa e lavoro che dopo l'abbandono dall'impiego per cause di forza maggiore di vecchiaia , vengono abbandonati in poco tempo anche dalla salute.
Per incidere il suo ritorno da solista si fa aiutare da un nutrito numero di prestigiosi ospiti: Slash, Flea(Red Hot Chili Peppers), Billy Gibbons(ZZ Top), Eddie Vedder(Pearl Jam), il vecchio amico "era Faces" Ian McLagan, Kris Kristofferson e tanti altri. Quello che esce è un onesto, puro e divertito disco di rock ruspante e stoniano fino al midollo. Dal rock di Lucky man , Thing about you( con Gibbons sugli scudi) e I don't think so, passando per il reggae di Sweetness my weakness, il soul di I gotta see e Catch you.
Wood si improvvisa a fare Dylan nell'apertura del disco con la bella ballad Why you wanna go and do a thing like that for e si diverte nei blues di Spoonful(Willie Dixon) e Fancy pants con tanto di armonica. E' solo rock, divertente e scanzonato, fatto e suonato da chi non sa fare altro nella vita ( non è nemmeno vero, visto che Wood è anche un rispettabilissimo pittore) ci piace e ci fa ben sperare per il futuro delle "pietre", il chè non è poco per un gruppo che da più di vent'anni è additato come una band di dinosauri ma che in un modo o nell'altro riesce a far parlare di sè.
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