Ropsten – Eerie – (Seahorse Recordings – dist Audioglobe)
La fascinazione dei gruppi italiani verso il nord Europa è piuttosto diffusa, e questa formazione della provincia ha scelto di adottare come proprio nome una parola svedese che, per chi è habitué di Stoccolma, è anche il nome di una fermata della metropolitana. Non sono i primi nella storia, se pensiamo che anche il nome Hüsker Dü ha radici nordiche ed era il nome di un gioco da tavola.
Il nome però non deve trarre in inganno, non troviamo black metal norvegese o atmosfere elettroniche glaciali, arpeggiatori tipo The Knife o trovate simili. Le influenze della band si fermano più a sud, e il termine Krautrock non sarebbe affatto fuori luogo per descrivere il sound di questa band, anche se le influenze sono molteplici e non necessariamente retrò.
Eviterei il termine post-rock perché i Ropsten sembrano sapere dove vogliono andare, e nelle loro composizioni dominano temi e riff di impatto, nulla è lasciato al caso, compresa la ripetizione, un elemento distintivo che emerge è invece la psichedelia che compare in più episodi, tra cui “Grandmas's Computer Games”.
Il gruppo trevigiano non ha però un'attitudine passatista e mostra anche di avere una certa esperienza in studio, dopo due EP pubblicati, di cui uno per la canadese Dwyer Records e diversi concerti, anche in apertura a nomi come Blonde Redhead.
“Globophobia” è di impatto, il ritmo incalzante, le chitarre altrettanto, c'è qualcosa della lezione di gruppi come Neu! e Can ma ci sono anche scelte personali che troviamo in pochi dischi del genere.
Pregevole anche l'utilizzo dei synth ma soprattuto il ruolo svolto dalle chitarre che lanciano temi che non starebbero male in una colonna sonora e “Globophobia” ne è un esempio, con il suo giro orientaleggiante, ispirato alla musica turca o balcanica.
“Kraut Parade” è quello che il titolo vorrebbe fare intendere, anche se etichettare la band solo i questi termini potrebbe essere riduttivo, e le distorsioni sono tipiche anche della musica che nei decenni successivi è stata influenzata proprio da questo, dai Sonic Youth in poi.
Un album che si conferma di livello internazionale, per tutti gli amanti del genere, per chi non ha problemi ad ascoltare lavori interamente strumentali in cui la ripetizione è un elemento chiave, anzi, in confronto a molti di questi progetti “Eerie” risulta sorprendente per varietà di soluzioni adottate.
https://www.youtube.com/watch?v=EC2M0C74LxQ
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