Senza neanche volerlo, chiacchierando con Simone ( il chitarrista/batterista/produttore della band ), decise di passarmi sottomano l’ultima fatica della sua band, ovvero “the blackest pill", di cui recensì tra l’altro il loro e.p. “No hope” più d’un anno e mezzo fà.

Quest’ultimo è l’evoluzione portata all’estremo di quelle influenze che nel primo disco erano state solo accennate, se all'inizio viravano per un Downtempo Deathcore di grezza violenza senza (quasi) alcun compromesso dove la rabbia umana era il punto cruciale del disco, stavolta ci troviamo in una bolgia infernale dove il tutto risulta più ragionato e meno puntato alla violenza 'in your face', esso suona malvagio e opprimente ("mars omnia solvit") e alterna perfettamente momenti di pazzia o delirio totale (“Depression turns into violence”, “The misanthropic manifesto”, “New age terrorism”) grazie sopratutto alle vocals disumane del cantante giovanni (ci sono momenti in cui sembra che stia letteralmente urlando di gola) che qui dà la sua prova del nove, il cantato pulito è la novita più grande di questo disco ed è posto perfettamente nella struttura dei pezzi, non risulta stucchevole e risalta bene le atmosfere dense e sulfuree.

Il comparto strumentale è come sempre devastante, risulta molto personale e molto meno debitore al genere di riferimento (in cui si sentono le ispirazioni a gruppi come Black Tongue, Yuth Forever e Humanity’s Last Breath), sorretto poi da una produzione potente e massiccia che però non suona troppo plastica o anonima come in tanti gruppi che tentano un simile approccio.

Concludendo il tutto, "The blackest pill" ha per me riconfermato questa band come uno degli act italiani da tenere sott'occhio, se volete ascoltarvi 48 minuti della negatività umana fatta musica, questo disco potrebbe fare per voi.

Carico i commenti...  con calma