Nati sotto il segno dell’isolamento musicale, nella Grecia di fine anni ottanta, che corrispondeva ad una sorta di terzo mondo dell’heavy metal, i Rotting Christ sono riusciti ad emergere con uno stile proprio che ha permesso loro di costruire una lunga carriera ed anche dare il via ad una scena musicale nazionale, quella del black metal ellenico, a torto trascurata.
Lontani dai freddi venti del nord, che soffiavano imperterriti su Norvegia e Svezia, dove l’oscura fiamma del metallo nero cominciava a bruciare, insieme ad altro come è noto ai più, nell’assolata Grecia il gruppo dei fratelli Tolis creava la propria musica estremizzando ciò che i Celtic Frost e gli altri gruppi pionieri di quegli anni avevano fin lì espresso. Ne risulta un thrash metal molto rinvigorito, con ritmi particolarmente squadrati e marziali, accompagnati dallo screaming afono di Sakis Tolis, nel quale comunque è presente una timida vena melodica che prevarrà poi a partire dalla svolta gothic di metà anni novanta. Quindi niente riff gelidi e lancinanti, niente produzione ultraschifosa del tipo ci siamo rinchiusi in un capanno abbandonato in un bosco in pieno inverno per registrare il nostro maligno capolavoro, niente atmosfera da oscuro bosco nel quale si trova il suddetto capanno e, per quanto ne sappia io, nemmeno niente corpse paint. In sostanza niente true norvegian black metal.
Però molta epicità e in un certo senso anche maestosità.
Basta ascoltare “Transform All Suffering into Plagues”, dal debutto “Thy Mighty Contract” (1993) per constatarlo.
Comunque c’è da dire che nonostante il gruppo fosse tagliato fuori geograficamente, il talent scout del black metal Euronymous li aveva adocchiati e voleva metterli sotto contratto per la sua etichetta, poi però non se ne fece niente a causa di un imprevisto. Un imprevisto di nome Burzum.
Ciò non impedì ai Rotting Christ di lasciare il segno nella storia del metal e di ispirare numerosi gruppi connazionali, tra i quali i più degni di nota sono Varathron, Thou Art Lord e Necromantia, in quella che può considerarsi la risposta mediterranea al dilagare del black metal nordico.
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