E' il 1973, esce il primo album solista di Roy Wood, Leader dei grandi e sottovalutati "The Move" e nonchè compositore di Canzoni memorabili come "Blackberry Way" (portata al successo in Italia dall'Equipe 84 con la traduzione "Tutta mia la città") "Fire Brigade" e "Flowers in the rain". In verità il disco era già pronto e registrato nella fine del 1969, ma per conflitti di interesse con il suo gruppo e la sua casa discografica era rimasto inedito.
Quello che ci colpisce da subito è la freschezza delle canzoni, con delle brillanti melodie e degli interessantissimi arrangiamenti con strumenti di ogni tipo... E qui il notro Roy ci dà prova della sua maestria nel polistrumentismo suonando TUTTI gli strumenti possibili immaginabili: Archi, Fiati, Dulcimer, Banjo oltre ai soliti Pianoforte, Basso, Batteria e Chitarre.... L'album opener è "Song of prey" una bella canzone un pò alla Brian Wilson (grande influenza del nostro Roy) con uno stravagante coro in sovraincisione (che ricorre un pò per tutto l'album) con voci velocizzate.
Segue "Wake up" altra splendida canzone, con un'incedere un pò alla McCartney, nella quale compare come strumento a percussione un secchio d'acqua..... ! La melodia come sempre è splendida, sorretta da un bel stuolo di flauti di vari tipi che "contrappuntano" felicemente la voce... "Nancy sing me a song" è sicuramente il pezzo più orecchiabile del lotto, dove lo stile musicale di Wood emerge in tutto il suo splendore: il ritornello è semplicemente memorabile e l'arrangiamento semplice ed efficace, con un bel basso fretless a dare colore al tutto.
"Dear Elaine" è l'arrangiamento più elaborato dell'album: archi di ogni tipo e strumenti a corda medievali rieccheggiano catapultandoci indietro nel tempo di mille anni, mentre sullla bella melodia di questa ballata i soliti cori velocizzati rincorrono note impossibili.. Un brano veramente unico come atmosfera, soprattutto grazie all'arrangiamento.. "Miss Clarke and the computer" è il brano più inquietante del disco, dove un Computer difettoso implora alla sua creatrice di non resettarlo e quindi ucciderlo... Il tutto cantato da Roy Wood con voce da pseudo-computer sopra un accompagnamento completamente acustico, che da ancora più ambiguità al pezzo.. Il tocco di classe arriva alla fine del brano dove la voce del computer canta rallentando e spegnendosi sempre di più "Don't taake myy heaaart Awaaaaayyyyy".... da brivido...
In "When Gran'ma Plays The Banjo" ci troviamo catapultati dall'atmosfera vittoriana del brano precedente ad un polveroso Saloon nel Far west, dove su uno scatenato Bluegrass veniamo travolti da una cascata di virtuosismi del banjo di Roy che si dimostra essere un grande virtuoso anche su questo strumento..
Insomma, un grande disco per un grande Artista purtroppo ingiustamente dimenticato e poco considerato, che merita di essere ascoltato per la quantità di idee e spunti musicali. Da avere.
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