"X" è il ritorno sulla scena di una delle band più sottovalutate di sempre nel calderone del power metal, anche se a dirla tutta, seppure siano stati da sempre accostati a questo genere, ben poco hanno da spartire con esso. Infatti la band danese, nata sotto l'influsso dell'eclettico tastierista André Andersen ha dimostrato fin dal debutto "Land of broken hearts", datato 1992, una spiccante attitudine rock. Un hard rock raffinato, condito da venature barocche degne dei migliori Kamelot e infarcito da un'elevata dose di melodia. Questo X però porta delle novità in casa Royal Hunt: oltre all'entrata nella band del bassista Andreas Passmark, troviamo nel decimo album del gruppo (da qui il titolo scelto) una maggiore ricercatezza sonora, con una virata abbastanza netta verso sonorità ancora più rock e sempre meno metal e con una notevole riproposizione di melodie prese in prestito da band come Uriah Heep, Deep Purple e Rush, in una splendida fusione di hard rock/metal/prog che mai come in questo caso la band aveva calcato prepotentemente.
Il risultato è un album davvero interessante sotto ogni punto di vista. L'immediatezza e le composizioni scarne del primo periodo del gruppo vengono abbandonate del tutto in favore di una maggior completezza sonora, con un sound che diventa più corposo e avvincente. Inoltre anche le tastiere del buon Andersen perdono in vigore e le ritroviamo soltanto come sottofondo al tappeto sonoro graffiante messo in scena dalle chitarre dello stesso Andersen e di Marcus Jidell, vero e proprio mattatore dell'intero album con i suoi soli, che dimostrano un ottimo gusto per la melodia e anche una notevole tecnica.
L'album si apre con la tralasciabile intro "Episode X - Arrival" che se non altro ci mostra la predilezione per la melodia, ribadita poi nella splendida "End of the line", mescolanza ben riuscita di hard rock e soluzioni AOR di ampio respiro. Su livelli qualitativi molto elevati anche "King for a day" altra ottima testimonianza della musica dei Royal Hunt di oggi: buona interpretazione di Mark Boals dietro il microfono, ritmo variegato e ancora una volta decisive le aperture melodiche di metà brano. Questi primi pezzi bastano a ribadire la fondamentale centralità dell'elemento melodia nel sound dei danesi che tornano a mostrare tutta la loro classe in "The well" la più "sperimentale" del lotto insieme a "Shadowman" altra composizione di assoluto livello artistico (nessuno sente una certa influenza di Angra e Uriah Heep)? L'unica canzone dell'intero lavoro che all'udito di chi scrive non risulta particolarmente piacevole è "Back to square one", fin troppo ripetitiva e forzata nel suo indugiare sul refrain. Per fortuna che "Blood red stars" e "The last leaf" ci riportano su vette di hard rock melodico piacevole e ben costruito, che confermano il piglio positivo dell'ultimo lavoro targato Royal Hunt.
"X" è un lavoro che conferma la bontà di questa band, una delle più prolifiche e originali del genere, capace di sapersi rinnovare nonostante diversi cambi di formazione. Due album abbastanza inutili come "Eye witness" e "Paper blood" avevano decretato un periodo di appannamento, poi subito superato con l'arrivo di Mark Boals alla voce e la pubblicazione di "Collision course". Nel giugno del 2010 è arrivato poi questo "X", che conferma la tecnica, la voglia e l'originalità di un gruppo ormai sottovalutato da troppo tempo e che andrebbe riscoperto. Questa è l'occasione giusta per farlo.
1. "Episode X - Arrival" (1:59)
2. "End Of The Line" (4:55)
3. "King For A Day" (4:49)
4. "The Well" (4:52)
5. "Army Of Slaves" (6:01)
6. "Shadowman" (5:35)
7. "Back To Square One" (5:24)
8. "Blood Red Stars" (6:21)
9. "The Last Leaf" (4:25)
10. "Falling Down" (4:14)
11. "Episode X - Departure" (1:06)
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